Regia di James Whale vedi scheda film
Dottor Frankenstein e mostro si fondono in un'unica persona.
Il personaggio dell'uomo invisibile raccoglie in un'unica entità due mondi che sono tipicamente distinti: quello dello scienziato, di solito un Faust che rinuncia ai propri principi etici e agli affetti più cari per realizzare la sua folle utopia; e quello della creatura mostruosa, gettata nella mischia della società umana ex nihilo contro la propria volontà. Proprio Whale ha girato un film ispirato al romanzo principe sul dualismo scienziato-mostro, Frankenstein. Un'opera dove eravamo portati a provare viva solidarietà verso il mostro, vittima della superbia del suo creatore e degli sguardi pieni di odio e paura della gente del villaggio, mentre invece condannavamo senza appello il professor Frankenstein, un borioso sacerdote del progresso scientifico che aveva a cuore solo la propria gloria personale sopra ogni altra cosa. Per cui, i sentimenti che abbiamo verso l'uomo invisibile sono ambivalenti, e quasi quasi si mescolano; l'uomo invisibile è più cattivo - più consapevole del proprio potere e più desideroso di metterlo a frutto, addirittura covando mire di conquista del mondo - del mostro di Frankenstein, e quindi ci fa orrore; ma nel contempo non ispirano forse disgusto la grettezza e l'ignoranza dei popolani, la sufficienza e l'arroganza della polizia, il tradimento dell'ex-collega del dottor Griffin, che in fondo siamo disposti persino a perdonare, e ad ammirare, per essersi voluto elevare al di sopra di quella minuzzaglia informe e miserabile?
Questo film nel suo svolgimento non raggiunge mai le vette di melodramma di Frankenstein, eccetto che nel finale; ci sono invece parti spiritose e sarcastiche, l'uomo invisibile è un pazzo che semina, giulivo e giocondo, morte dovunque passi, senza dolersene. I suoi nemici, praticamente il mondo intero fuorché la sua fidanzata, appaiono ridicoli, quasi meritevoli della fine che fanno. Quando lo scienziato si toglie le bende e mostra agli astanti la propria invisibilità, essi fuggono a gambe levate lungo la scala, occhieggiati impietosamente dalla macchina da presa dall'alto della tromba delle scale. La macchina li fa sembrare insetti insignificanti, effetto accentuato ancor più dal décadrage, il quale marca un distacco, una distanza rispetto all'essere che sta nella stanza. In seguito, gli uomini, presa coscienza della conquista dell'invisibilità da parte del dottor Griffin, la sminuiscono, la sviliscono, sottraendole il carattere di unicum e ingigantendone il lato terribile. Una metafora involontaria quanto efficace di questo mondo, che fa di ogni prodigio un problema, una minaccia e una colpa.
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