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Un uomo innocente

Regia di Peter Yates vedi scheda film

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La recensione su Un uomo innocente

di degoffro
6 stelle

Dopo due gialli al femminile (il riuscito "Suspect" ed il più monotono "Labirinto mortale"), Peter Yates gira per la Disney (ed è forse questo l'elemento più curioso e stravagante) un dramma carcerario tutto al maschile (se si eccettua il piccolo seppur significativo ruolo della moglie del protagonista) non privo di violenze e durezze. Il merito e la furbizia principale del regista è, partendo da un espediente tipicamente hitchcockiano (l'innocente accusato ingiustamente), far scattare brutale ma immediata l'identificazione con il protagonista, uomo onesto vittima di una sporca e viscida macchinazione. Jimmie è un imprenditore di successo e stimato, convinto che "il mondo non è abbastanza grande per me, io sono un cittadino dell'universo": per paradosso però, si troverà costretto a vivere per tre anni in una minuscola cella di un carcere di massima sicurezza. Il fatto che i suoi persecutori siano due poliziotti corrotti ed arroganti, che fanno dell'abuso di potere il loro modus operandi e "che credono di esser fermati solo dalla criptonite", coinvolti in lucrosi e ripetuti traffici di droga (in altre parole l'altra faccia di "Miami Vice", o come vengono efficacemente definiti nel film, "la brutta copia di Starsky & Hutch" a cui peraltro assomigliano vagamente) accresce lo sdegno e la rabbia dello spettatore, ben consapevole del fatto che si tratti di una contrapposizione buoni/cattivi del tutto manichea ed approssimativa, ma comunque desideroso che quelle due carogne vengano adeguatamente punite. Per questo la certo troppo prolungata resa dei conti finale ha comunque un che di liberatorio e dà soddisfazione vedere, almeno al cinema, l'eroe che ristabilisce un po’ di ordine dopo troppi soprusi. Il resto del film è il trionfo dello stereotipo: dal fin troppo melenso e sottolineato amore coniugale che supera ogni avversità, alla parentesi schematica in prigione, del tutto priva di novità (dal sadico direttore al duro confronto tra Jimmy e un gruppo di violenti carcerati di colore, all'amicizia leale con Virgil), fino alla trasformazione dell'uomo comune in eroe coraggioso deciso a vendere cara la pelle. E sia la critica ad un sistema sociale/giuridico malato e perverso in cui imperversano sopraffazioni e abusi, sia la denunzia delle condizioni infernali delle carceri suonano stonate superflue e risapute. L'ex Magnum P.I. Tom Selleck non brilla per espressività ma è adatto al ruolo; molto più incisivo ed intenso comunque F. Murray Abraham nei panni di un detenuto che è in prigione "fin da quando Gesù era bambino", prodigo di aiuti e consigli ("Chi non approfitta dell'opportunità di farsi giustizia vuol dire che non la merita") e che pur vivendo da sempre in quell'ambiente malfamato e depravato, conserva una sua autorevole dignità (per Jimmy, Virgil è destinato a diventare "la Mary Poppins del collegio"). Giustamente è affidato proprio a Virgil l'ottimo finale in cui l'uomo, zittendo l'intero carcere, saluta sarcastico con un eloquente "ehi agente, la vita è veramente strana" l'ingresso in prigione di uno dei due poliziotti malavitosi, causa delle sventure sue e di Jimmy. Yates di suo ci mette un buon ritmo, una certa ironia ("Un testimone: e dove l'hanno comprato? Ai grandi magazzini?"), e l'abilità del saggio artigiano nell'evitare facili ed inutili scivoloni narrativi sullo stile del vendicatore che si fa giustizia da solo. Jimmy quanto meno cerca e trova la complicità di un poliziotto di colore che da parecchio sta indagando sui due agenti criminali. Se si passa sopra le congenite ovvietà ed esagerazioni (a Jimmy in carcere ne capitano davvero di tutti i colori ed inoltre non si riesce proprio a capire quale folle logica, se non quella prettamente cinematografica, spinga i due sbirri a tornare a tormentarlo dopo che l'uomo è stato liberato) di un tipico prodotto di intrattenimento americano, lo spettacolo, proprio per il suo coinvolgimento epidermico e diretto, funziona a dovere. Nulla di eccezionale, ma quanto meno dignitoso. Scritto da Larry Brother (che si concede anche un cameo - è uno dei giocatori di basket - ed è anche produttore), musiche di Howard Shore. Frase di lancio: "Due poliziotti hanno appena commesso l'errore più grande della loro vita: hanno arrestato un uomo innocente". Curiosità: molte delle scene nella prigione sono state girate al vecchio carcere della contea di Hamilton, a Cincinnati, Ohio. La prigione, conosciuta anche come "Cincinnati Workhouse", era già stata chiusa da tempo. Era stata costruita durante la guerra civile per alloggiare le truppe nemiche ed era ancora utilizzata dalla polizia di Hamilton negli anni settanta. E' stata poi fatta chiudere perché considerata, secondo gli standard moderni delle prigioni americane, "inumana, crudele ed insolita".
Voto: 6

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