Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Dura la vita dell'ex-carcerato, per un uomo che ha messo un chiosco, una volta uscito di prigione, e deve fare i conti con il rischio di affondare nella miseria assieme alla moglie e i figli, e una strana circostanza in cui viene coinvolto, senza colpa, peraltro, in una brutta faccenda criminale, che implica le faccende di un capomafia. Pur visto con simpatia da un commissario, il protagonista scopre che un killer professionista lo sorveglia, e decide di ribellarsi. Damiano Damiani non è al meglio, con una sceneggiatura farraginosa, nel descrivere la storia disgraziata di un poveraccio che ha sbagliato in passato e vuole solo tirare avanti, ma rimane invischiato in meccanismi di malaffare più grandi di lui: raccontando la vita nei bassifondi, il regista, comunque uno dei più bravi a narrare certi spaccati di realtà sociali italiane spesso dimenticate, segue con partecipazione le vicende di gente che spesso è costretta ad agire in un certo modo per un sistema vischioso, corrotto e ingiusto. Se Gemma ci mette impegno, e comunque è un'interpretazione tipica della seconda fase della sua carriera, nella quale provò a recitare in personaggi che richiedevano meno prestanza fisica e maggior lavoro attoriale canonico, Michele Placido, pur sopra le righe, esprime un personaggio al limite della schizofrenia, crudele e vigliacco, mentre Eleonora Giorgi appare un pò fuori posto nei panni della moglie impaurita ma solida; meglio ancora i caratteristi, all'epoca ancora un tesoro sfruttabile, quali Ettore Manni nei panni del boss mafioso, Tano Cimarosa nelle vesti dell'amico scellerato, e Luciano Catenacci come uomo di legge comprensivo. Per rifare un cinema medio sano, in Italia, ci sarebbe bisogno di attori di seconda fila, ma abili a definire un personaggio con poche scene come questi, tra le altre cose.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta