Regia di Philippe de Broca vedi scheda film
...film del 1964, un capolavoro nel suo genere, adatto a tutti...anche ai bambini!
Nel suo genere è un capolavoro, un film pirotecnico, allegro, senza soluzione di continuità, pieno di avventura, di brio, di situazioni divertenti e con un Jean Paul Belmondo che domina la scena per tutto il film.
Ho scoperto in questo film un’attrice che non conoscevo o che non avevo mai notato: Francoise Dorleac. E’ molto giovane e per la sua bellezza semplice ed eleganza innata mi ha fatto venire in mente Audrey Hepburn.
La storia è semplice. Adrien (Belmondo) un militare di bassa forza in licenza a Parigi cerca la sua ragazza Agnes (Francoise Dorleac) che lavora in un museo. Agnes viene rapita da individui misteriosi che la seguivano e Adrien che assiste al rapimento si mette sulle sue tracce e riesce a imbarcarsi con uno stratagemma sullo stesso aereo su cui Agnes, drogata dai suoi rapitori, vola a Rio.
Qui accadono mille situazioni, inseguimenti, scazzottature fenomenali, coccodrilli e tutto quanto può succedere. Ci sono tre statuette antichissime, di una civiltà estinta, che i rapitori cercano di recuperare per cercare un misterioso tesoro. Le statue sono la chiave per localizzare il tesoro ma bisogna averle tutte e tre. Una era al museo dove Agnes lavorava, un’altra e già in possesso dei rapitori e la terza si trova a Rio. Ovviamente tra mille avventure il cattivo di turno, peraltro è un personaggio fin dall’inizio sulla scena, riuscirà a mettere insieme le statue ma il finale non è quello che lui si aspetta.
Che altro c’è da dire? Belmondo, il film è del 1964, è in forma smagliante e tutte le azioni, inseguimenti, arrampicate le fa proprio lui, senza una controfigura. Belmondo è straripante per tutta la durata del film e forse il personaggio del giovane bello e scanzonato e simpatico e senza paura gli rimarrà addosso per sempre e, in qualche modo, Adrien diventerà Belmondo. Sempre meglio della coppia Bates/Perkins!
Ovviamente la scena finale, della ricerca della terza statuetta, sarà in qualche modo ripresa dai film della saga di Indiana Jones e dagli altri film del genere.
Nel film c’è anche Adolfo Celi, giovane e anche lui molto determinato nel ruolo di un impenditore/architetto di grande successo. Nella parte conclusiva del film si vede (credo) Brasilia, paesaggi con architettura avveniristica e lunare dove tutto è ancora in costruzione. Non so perché ma vedendo questa architettura così fredda e dispersiva mi ha fatto venire in mente, con le dovute proporzioni, la ricostruzione fuori sito di Gibellina.
PS: film visto in lingua originale con sottotitoli nella rassegna organizzata dal Centro culturale francese di Palermo che non ringrazierò mai abbastanza.
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