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L'uomo di Rio

Regia di Philippe de Broca vedi scheda film

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La recensione su L'uomo di Rio

di Baliverna
8 stelle

Un militare torna a Parigi in licenza, e gli capitano una serie di avventure. Non a Parigi, ma a Rio de Janeiro e Brasilia..... Tutto torna, no? Ma anche Belmondo ce la fa a tornare.

Finalmente sta tornando sui teleschermi internazionali (ancora non italiani) questo film che io ricordavo molto bene dalla mia infanzia, ma che era sparito, con mio rammarico, da alcuni decenni, a differenza del suo clone “L'uomo di Hong Kong”. Questo, invece, viene trasmesso e ritrasmesso a profusione. I motivi di questo squilibrio, comunque, rimangono misteriosi.

Ebbene, “L'uomo di Rio” è, credo, il migliore. La pellicola è composta da un'incredibile girandola di avventure, narrate con lieve ironia, gradevole, che non sconfina mai nella comicità. Insomma, il regista ci sussurra all'orecchio che ciò che vediamo è incredibile; per questo lo accettiamo di buon grado, e alle volte ci ridiamo sopra.

L'atletico Belmondo non sta fermo un attimo; l'attore dà sfoggio di inseguimenti ed acrobazie di ogni tipo, ma sa rimanere nel contempo un attore, e non si riduce solo ad uno stuntman. Alle volte il divertimento nasce dalla povertà o l'eccezionalità dei mezzi: come la corsa su una bicicletta sgangherata, per passare poi ad un aereo monoposto...

Nel cast vediamo, oltre che alla sorella di Catherine Deneuve, Adolfo Celi, ancora alla ricerca di se stesso. C'è anche Jean Servais, che molti di noi ricorderanno aver visto qua e là nei film francesi. Assomiglia non poco a Jean Gabin, non so se per caso o per volontà. Ma la pettinatura e il taglio di capelli sono identici.....

L'atmosfera che de Broca crea, tra il leggero e il trasognato, è indovinata e originale. A questo scopo, giovano alcune musiche brasiliane inserite nel modo opportuno come sottofondo.

Un ulteriore motivo di interesse del film potrebbe essere che una parte è ambientata nella nascente capitale brasiliana, creata a tavolino dal nulla, e basata su un'architettura futuristica, cioè Brasilia. A più di qualcuno può interessare il vedere come nacque quella strana città. I suoi edifici scarni e monolitici che spuntano da una distesa di terra rossa e polverosa. Con il silenzio in sottofondo, grazie a certi campi lunghi di de Broca, producono una sensazione di desolazione, solitudine, ed un'atmosfera rarefatta, che mi colpirono molto quando avevo sui dieci anni, e vidi il film in televisione.

E' un film in cui è impossibile annoiarsi, che spero si prenderà una rivincita sull'oblio in cui era scivolato.

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