Regia di Philippe de Broca vedi scheda film
Pensavo, vista la trama, ci fosse più atmosfera avventurosa e romantica, invece si tratta di una commedia leggera, direi tipica della sua epoca, ma con trovate comiche davvero inverosimili. Si regge solo sulle doti atletiche di Jean Paul Belmondo, che per gran parte del film corre a piedi e con i mezzi più vari, finanche a lanciarsi con delle liane (e, mi sembra, quasi sempre senza controfigura).
Questo in superficie, in realtà il film è un manifesto promozionale del "nuovo Brasile" (come dice uno sprecatissimo Adolfo Celi). Alle vedute da cartolina di Rio (ma anche di qualche suo ancolo più nascosto), il film celebra spudoratamente il "progresso" (come doveva essere visto all'epoca) della costruenda Brasilia, dei suoi stradoni e palazzoni messi in fila, nonché dell'abbattimento degli alberi della foresta amazzonica per far passare degli altri stradoni ai bordi dei quali rimangono degli attoniti indios. Non sto esagerando, è proprio l'ultima sequenza autocelebrativa della pellicola, che oggi non sarebbbe più accettablie benché la strage di alberi e di indigeni continui. Mi spiace per il compianto Belmondo, ma a un film invecchiato così male non mi sento di dare più di 5.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta