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L'uomo di paglia

Regia di Pietro Germi vedi scheda film

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La recensione su L'uomo di paglia

di alan smithee
7 stelle

Un operaio quarantenne di nome Andrea, specializzato nel settore della siderurgia ed esperto a tal punto da essere scelto per formare giovani aspiranti futuri colleghi, vive una vita familiare apparentemente perfetta e tranquilla con la devota moglie ed il figlioletto frutto della loro collaudata unione, una passione per la caccia ed un amico collega con cui condividere questa passione.

L'incontro fortuito con una vicina di casa, una bella ragazza ventenne fidanzata e promessa sposa di un coetaneo, accende casualmente la passione e l'interesse reciproco dei due, fino a rendere Andrea un uomo diviso in due vite ugualmente irrinunciabili ma completamente incompatibili.

A separare i due amanti sarà una tragedia, a separare la coppia legalmente costituita l'imbarazzante, dolorosa realtà dei fatti, almeno finché la ragione e l'amor familiare e filiale dei due membri della coppia prevarrà sull'orgoglio e sulla difficoltà ad accettare una simile deriva di sentimenti.

Tutto tornerà ufficialmente come prima, ma certe incrinature, certe pieghe ormai definitivamente scoperte impediranno all'armonia familiale di raggiungere quella perfetta intesa di un tempo.

Presentato in Concorso all'11° Festival di Cannes, e frutto di una sceneggiatura che ha visto collaborare Alfredo Giannetti, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi e lo stesso Pietro Germi, il regista genovese dirige un dramma sentimentale e melodrammatico il cui interesse focale si sposta ad un certo punto dal fulcro della storia, ovvero dalla relazione adulterina dei due amanti clandestini, per trovare la sua vera forza nella rappresentazione di una intimità familiare violata dalle circostanze, che risulta apparire la vera forza vincente e dirompente del film.

L'uomo di paglia, il cui titolo prende spunto da una poesia di Thomas Eliot, vede impegnato lo stesso Pietro Germi nel ruolo del protagonista Andrea Zaccardi, personaggio a cui il regista regala una interpretazione notevole, in grado di mettere in risalto il carattere sottilmente cangiante di un uomo apparentemente burbero e apparentemente un po' grossolano, che nasconde dentro di sé una sensibilità straordinaria, sia nella sfera privata pubblica di affettuoso marito e padre di famiglia, sia come uomo in grado di riscoprire le sfaccettature intime di un innamoramento tardivo che risveglia nell'uomo desideri ormai creduti completamente sopiti.

Nel cast valido e variegato, menzioniamo senz'altro Franca Bettoja nel ruolo complesso e controverso della giovane triste ed irrisolta Rita Fabiani, amante illusa fino a prova contraria di potersi legittimamente meritare il vero uomo che sente di amare più dei giovani inconcludenti coetanei che le fanno inutilmente la corte. Immancabile anche stavolta. La ptesenza del buon ed ottimo Saro Urzì nel ruolo del collega Beppe Colamonici, amico fidato al punto da coprirlo nelle situazioni più imbarazzanti, anche quando è convinto che il suo migliore amico stia imboccando una strada senza uscita.

 

 

 

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