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L'uomo di paglia

Regia di Pietro Germi vedi scheda film

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La recensione su L'uomo di paglia

di LorCio
8 stelle

Girato dopo il dramma social-privato de Il ferroviere, un altro film familiare in cui Pietro Germi si concentra sull’intimo per parlare delle storie passionali della gente comune. Come nel precedente, c’è un uomo che entra in crisi quando la moglie e il figlioletto se ne vanno in vacanza terapeutica. Il suo problema è che forse si innamora di una donna molto più giovane di lui e questo sentimento conduce i due per una strada pericoloso. Perché le conseguenze dell’amore sono sempre le più crudeli. Amaro e talora anche dolcemente duro, il film, all’epoca, poteva anche sembrare abbastanza difficile. Per il tema trattato, più che altro, in fondo le relazioni extraconiugali erano ancora soggetti scottanti. Certo, c’era l’uomo di mezzo, era lui a tradire, ma per un moralista come Germi era comunque materia curiosa. Con mano aspra ma anche tenera, l’autore articola in tre parti distinte (scattante la prima, un po’ più distesa la seconda, intensa e fulminante l’ultima) un fosco dramma sentimentale sulle passioni pericolose e i suoi ineluttabili effetti. Vale molto specialmente per l’ottima prova del suo protagonista, lo stesso Germi, così asciutto e febbrile nel ritratto di Andrea, maturo operaio sposato alla sobria e determinata Luisa Della Noce, e che viene travolto dagli occhi languidi e dal candore di una Franca Bettoja dolce ed irrequieta.

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