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L'uomo di marmo

Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film

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La recensione su L'uomo di marmo

di steno79
9 stelle

"L'uomo di marmo" è uno dei film-chiave nella carriera di Andrzej Wajda, decano del cinema polacco superato nella stima dei critici solo recentemente da Kieslowski, un film che rimane uno dei primissimi che abbia osato proporre una critica dura e argomentata alle pratiche disumane attuate dal regime stalinista polacco degli anni 50, ma anche una pellicola complessa costruita con un linguaggio registico di insolita maturità ed efficacia.

Lo spettatore segue la vicenda di Agnieszka, studentessa di regia che deve realizzare un film di diploma e sceglie come argomento la storia di un eroe stakanovista del lavoro, il muratore Mateusz Birkut, che prima fu esaltato dal regime stalinista, ma poi cadde in disgrazia e fu addirittura incarcerato; il tutto ricostruito attraverso cinegiornali dell'epoca, ma anche attraverso i racconti drammatizzati di alcuni testimoni chiave del percorso di Birkut. È un'opera appassionata, una ricognizione nel passato per analizzare meglio il presente, una parabola di ascesa e caduta in ambiente proletario rivissuta molti anni dopo da una intellettuale che vuole partecipare alla vita sociale del suo Paese, il tutto stilisticamente influenzato da modelli alti come "Citizen Kane" di Orson Welles. Si tratta di una pellicola ovviamente ambiziosa, fra le più vitali del grande regista, un tour de force tecnico soprattutto per le scene dei finti cinegiornali in bianco e nero: Wajda alza la sua voce contro gli eccessi di miopia politica e le strumentalizzazioni di un potere che già aveva perso di vista il bene comune, e la cosa più sorprendente è, naturalmente, che un copione con simili intenzioni sia stato approvato nel 1976 in un paese che viveva ancora sotto una simil-dittatura. 

L'alternanza tra i diversi piani del racconto è risolta con bravura, con le scene al presente che vedono la combattiva Agnieszka aggirarsi per salette di proiezione e pedinare i testimoni di quell'inglorioso passato perfino in un nightclub, mentre le scene del passato finiscono per occupare ugualmente una notevole parte del girato: la sceneggiatura è quasi sempre incisiva ed efficiente, e forse le si può rimproverare unicamente qualche concessione di troppo al romanzesco, soprattutto nella scena del crollo nervoso di Hanka la ex moglie di Birkut. La durata di circa 160 minuti è impegnativa ma il film scorre senza intoppi, fa riflettere e intrattiene in eguale misura e si affida a un cast assai solido, in cui si apprezza l'allora giovanissima Krystyna Janda, una delle muse preferite del regista, qui insostituibile e spesso da applausi nel restituire la febbrile concitazione del personaggio; ottima anche la caratterizzazione di Jerzy Radziwillowicz, indimenticabile maschera dell'entusiasmo e dell'ingenuità tradita e, oltre a volti per noi poco noti, almeno Tadeusz Lomnicki nel ruolo del regista imborghesito.

Opera non facile da visionare qui da noi, reperibile su una vecchia VHS che infine sono riuscito a procurarmi, "L'uomo di marmo" è un grande film, uno dei più lucidi e meglio costruiti di Wajda e non può assolutamente mancare in una ideale retrospettiva del cinema dell'Est.

Voto 9/10

Jerzy Radziwilowicz

L'uomo di marmo (1976): Jerzy Radziwilowicz

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