Regia di Véronique Aubouy vedi scheda film
Per restituire la poliedrica attività di quest’artista, l’autrice del film seleziona diverse ragazze, chiamate a interpretare altrettante immagini di Annemarie. Epigone più o meno consapevoli del ruolo che è stato loro assegnato, esse rappresentano i diversi aspetti di una personalità certamente tra le più significative del suo tempo. Grazie all’interpretazione delle attrici che di volta in volta si alternano nella parte, Annemarie di fatto rivive: ascoltiamo le sue parole, la vediamo in preda ai dubbi, imprigionata in un corpo che ama e odia, in conflitto con sé stessa e la società.
Nel contempo, l’immedesimazione nel personaggio realmente esistito consente alle giovani donne di mettere a nudo anche sé stesse: la recita funge da video-confessione in cui conoscersi, confrontarsi, accettarsi e infine, ciò che più conta, amarsi per quello che si è.
Queste donne che “pensano, dunque sono” e “fanno” Annemarie, agiscono (in senso drammaturgico) anche in cerca della propria identità. Il documentario di finzione diventa quindi diario di gruppo in autoanalisi psicosociale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta