Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Ryuzo and The Seven Henchmen è un film giapponese del 2015 scritto,diretto ed interpretato dal veterano Takeshi Kitano, tuttavia il celebre autore si è ritagliato solo un piccolo ruolo affidando la parte del protagonista a Tatsuya Fuji, noto per essere stato il protagonista di alcuni film di Nagisa Oshima.
Kitano ritorna al genere che lo rese famoso in tutto il mondo, ovvero il "classico" Yakuza-eiga, l'autore è noto per destrutturare qualsiasi cosa gli capiti sotto mano e ovviamente non fa eccezione questa sua ultima fatica, realizzando una nostalgica parodia dell'immaginario Yakuza.
Kitano ripropone in chiave comica/grottesca tutti i parametri tipici del genere:
-Yubitsume (il taglio della falange in segno di rispetto per riparare ad un errore)
-Irezumi (il tatuaggio che ormai ha perso il suo significato e non incute più terrore a nessuno)
-Sakazuki (scambio del sakè)
-Ofuro (l'antico rituale del "bagno" giapponese)
-Michiyuki (cammino verso la sede del clan rivale)
-Nagurikomi (la resa dei conti; per la terminologia si ringrazia il professore Dario Tomasi)
Kitano oltre a parodiare un genere a lui caro, non si risparmia qualche critica non troppo velata alla società attuale, dove la nuova criminalità non si fa scrupoli a truffare poveri ed anziani o ancora multinazionali avide e scorrette nei confronti del consumatore
Tecnicamente Kitano opta per uno stile elegante che in alcuni tratti rimanda, con i dovuti paragoni, al grande maestro Ozu in particolare modo quando riprende Ryozo e la sua "banda": inquadrature atte ad evidenziare l'unione del gruppo.
Kitano inoltre si diverte con l'elemento metacinematografico, ad esempio Mac il pistolero (Toru Shinagawa) è un grande fan di Steve Mcqueen (quindi impossibile non trovare un suo poster del film Bullitt), inoltre per ricordare le gesta dei vecchi yakuza Kitano utilizza dei flashback in bianco e nero con immagini rigate, a tal proposito interessanti le parole di Dario Tomasi :
«Il tono comico, grottesco e sopra le righe degli episodi qui narrati, conferisce ad essi un carattere esplicitamente ludico, che accentua la dimensione immaginaria e postmoderna dell'intera operazione»
L'ultima fatica di Kitano non sarà un capolavoro ma presenta diversi spunti interessanti corredati da molta (auto)ironia; Kitano si diverte e diverte. Da recuperare.
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