Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Secondo me è un film parzialmente riuscito, che corre su due binari distinti e paralleli: l'esaltazione del nostro esercito in guerra e la presentazione di una bella figura di cappellano militare, che assiste gli italiani allo stesso modo che i russi nemici. Credo sia proprio la prima delle due tematiche ad appesantire il film. Le sequenze che illustrano i combattimenti e i mezzi militari (specie una, molto lunga) si trascinano un po' e persino annoiano. Sono illustrative e piatte. Viene esaltato appunto l'esercito e i militari, senza però quella certa pomposa retorica. Ad essere precisi, poi, il fascismo entra nel discorso solo di striscio. Si nomina un paio di volte il partito, ma è evidente che l'ente da elogiare sono i militari e non quest'ultimo. Le parti drammatiche dove vediamo il sacerdote interagire con i militari feriti, con i civili russi e persino con i combattenti nemici, sono girate abbastanza bene, e direi in stile neorealista. Altri elementi del nerealismo sono l'ambientazione povera e sporca, e i numerosi dialetti italiani parlati dai soldati.
Rossellini doveva essere interessato alle figure di sacerdoti eroici, perché un paio d'anni dopo ne avrebbe mostrato un altro in "Roma città aperta" (anche se in un contesto politico molto diverso).
E' forse un film irrisolto e impuro, ma nel quale si può già riconoscere la mano di un futuro grande regista.
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