Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
Può la figlia di uno psicopatico pluriomicida passare indenne da un'esperienza tanto sconvolgente, conducendo una vita normale ed abitudinaria? Evidentemente no, e lo dimostra la protagonista di Elle, un'ottima Isabelle Huppert, in una parte che le calza a pennello come una tuta in lattex (o come la calzamaglia del suo stupratore seriale). Davanti a tanta brutalità, la mente trautatizzata cerca di salvarsi negando l'evidenza (come si narra spesso dei traumatizzati di guerra che finiscono per diventare insensibili), e minimizza fino all'ultimo, fino a quando tutti i nodi verranno al pettine ed anche il carnefice si scoprirà a sua volte vittima. Un buon film, niente di eccezionale ma comunque ben diretto e ben interpretato da tutti i protagonisti. Forse pecca di una certa prevedibilità, come in quei gialli dove capisci da subito che il colpevole è il maggiordomo, ma resta comunque un tentativo tutto sommato riuscito di fondere thriller e dramma psicologico, di mostrare senza eccessiva brutalità gli abissi della mente, in una sorta di Sindrome di Stoccolma che in realtà è il riprodursi ed il rivivere traumi del passato messi sotto il tappeto della rimozione.
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