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Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film

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La recensione su Elle

di barabbovich
5 stelle

A dieci anni da Black book - uno dei suoi lavori migliori - l'olandese Paul Verheoeven ritorna sui grandi schermi con un film programmaticamente estremo, che assembla l'erotismo patinato di Basic intinct con la cifra del personaggio più ricorrente nella cinematografia di un'attrice inspiegabilmente considerata l'icona del cinema francese contemporaneo, se non europeo, Isabelle Huppert: quella del personaggio bordeline, dagli istinti pruriginosi, seduttrice incallita (mai physique du role fu più malriposto: la vera sensualità sta altrove…). Parliamo di personaggi interpretati a iosa dalla quasi sessantenne attrice transalpina, in film come La storia vera della signora delle camelie, La finestra della camera da letto, Un affare di donne, Madame Bovary, Amateur, Il buio nella mente, Grazie per la cioccolata, La pianista, Proprietà privata, Home e Amour.
A questo giro la Huppert è una ricca donna dall'oscuro passato alle spalle (suo padre è in carcere per una carneficina nella quale non si sa quale ruolo ebbe la donna, all'epoca ragazzina) che viene aggredita e stuprata nella sua lussuosa abitazione da uno sconosciuto. Senza scomporsi più di tanto, la vita della donna riprende tra il rapporto ondivago con l'ex marito, quello tempestoso con un figlio mentecatto imbrigliato in una relazione sentimentale assurda, un amante, un vicino di casa che emana testosterone e il lavoro di direttrice artistica in un'azienda che produce videogames a luci rosse.
Apparentemente complesso e stratificato, il film di Verhoeven - tratto dal romanzo Oh... di Philippe Djian - è una mezza accozzaglia di situazioni piccanti nelle quali tutti scopano con tutti, con accenti talmente estremi da consegnare Elle a uno spazio liminare tra assurdo e grottesco.

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