Trama
Michèle, donna in carriera, viene aggredita in casa da uno sconosciuto. Rifiutando di dare eccessivo peso all'accaduto, Michèle gestisce i problemi della madre settantacinquenne, del figlio viziato e immaturo, dell'ex marito e dell'amante, con lo stesso gelido e imparziale distacco. Quando però l'assalitore sembra non aver ancora finito con lei, Michèle decide di instaurare con lui una sorta di pericoloso gioco del gatto col topo che finirà presto fuori da ogni controllo.
Approfondimento
ELLE: UN THRILLER SULLE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA
Diretto da Paul Verhoeven e sceneggiato da David Birke, Elle si basa su un romanzo di Philippe Djian per raccontare la storia di Michèle, una donna d'affari che gestisce la sua vita privata come la carriera. Seppur con un'infanzia che continua a perseguitarla, Michèle è solita imporre la sua volontà all'ex marito, al suo amante, a sua madre, al figlio e ai suoi dipendenti. Quando poi un giorno un estraneo irrompe nella sua abitazione, Michèle non si discosta dalle sue abitudini e ben presto prende in mano la situazione, facendo nascere uno strano gioco con il misterioso visitatore.
Con la direzione della fotografia di Stéphane Fontaine, le scenografie di Laurent Ott, i costumi di Constance Demontoy e le musiche di Anne Dudley, Elle conta sull'interpretazione di Isabelle Huppert, chiamata a rivestire i panni della protagonista. A spiegare meglio le origini del progetto sono le parole dello stesso regista in occasione della presentazione del film in concorso al Festival di Cannes 2016: «L'idea di adattare Oh... di Dijan non è mia ma di Saïd Ben Saïd, il produttore. Mi ha contattato negli Stati Uniti, mi ha inviato il romanzo, l'ho letto e l'ho trovato effettivamente interessante. Sapevo di poterne trarre un film ma ho dovuto rifletterci per trovare il mio modo di appropriarmi a una storia che non avrei mai immaginato. Di conseguenza, è stato fondamentale che facessi mia la vicenda, ridefinendo molti elementi con David Birke, l'autore statunitense della sceneggiatura. Le cose hanno preso corpo a poco a poco, come con una scultura, e realizzare uno storyboard si è rivelato importante per estrarre l'essenza del romanzo e tradurla in immagini visive. In un primo momento, si è pensato anche di trasferire la storia da Parigi a Boston o Chicago e di chiamare attori americani a interpretarla. Ma era complicato sia da un punto di vista economico sia da uno artistico: nessuna attrice statunitense avrebbe accettato di girare un film così amorale, nessuna avrebbe detto di sì al ruolo di Michèle. Isabelle Huppert, invece, è stata sin da subito della partita.
Michèle è una figura femminile forte, come la maggior parte delle mie eroine. Reagisce però in maniera inquietante a ciò che le accade: non vuol dire che tutte le donne possano agire come lei o debbano farlo. Questa è solo la sua storia e solo lei si comporta così! Il mio lavoro è stato quello di mettere in scena la vicenda nella maniera più realistica, interessante e credibile, possibile. Se Michèle è convincente, lo si deve anche a Isabelle, che non si è risparmiata in nulla. La messa in scena naturalmente non deve spiegare ciò che accade: spetta allo spettatore partire dagli elementi che ha a disposizione e trovare le risposte alle sue domande. Non ho voluto per esempio sottolineare ciò che Michèle ha vissuto durante l'infanzia per mano del padre per non dare una visione riduttiva della sua personalità e del suo comportamento. Non è dato sapere se Michèle agisce in un determinato modo per sua natura o per risposta a ciò che le è accaduto in passato. Del resto, l'ambiguità è una costante della mia filmografia: mi piace procedere per ipotesi... del resto, nella vita, non si sa mai cosa si nasconde dietro un volto sorridente. Nonostante la violenza di cui è vittima, Michèle non si mostra mai sconfitta o "danneggiata": sarebbe stato banale cadere nel melodramma mentre a me piace deviare dalla norma, un po' come faceva Stravinsky con la composizione delle sue sinfonie».
Trailer
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Commenti (27) vedi tutti
Non ho letto il libro, mea culpa. Il film non mi è piaciuto. La "mise en scene" è perfetta, i dettagli notevoli, ma il racconto mi pare solo un susseguirsi di situazioni surrealmente improbabili e depravate (non mi vene altro termine), in cui ovviamente Verhoeven sguazza da par suo. Il voto medio 6.9 di Film TV mi pare un po' generoso
leggi la recensione completa di garsoMichèle è semplicemente una figlia d'arte. Fuori di testa come il padre.... Una bella storia del piffero. 3
commento di BradyReso visibile in Italia per ora solo in alcune giornate del TFF questo film contese la Palma d’oro a Cannes a Toni Erdmann (che fra qualche mese vedremo anche in Italia). Il premio andò sorprendentemente a Ken Loach, innescando polemiche che, dopo la visione di questo, mi sembrano giustificate, senza nulla togliere al bellissimo I Daniel Blake.
leggi la recensione completa di laulillaStoria esasperata di vita tragicomica di una algida, raffinata manager che si trova coinvolta in un thriller erotico psicologico che la conturba, abbattendo le sue schermature socio culturali dovute non solo al suo status, ma anche alle sue vicissitudini, facendole riaffiorare Ila sua umana interiorità sepolta. Un po' un Almadovar francese. Carino
commento di SuperFioreNon ho capito la morale di questo film... dove vuola andare a parere.. che messaggio vuole trasmettere. Boh!
commento di Aiace68Adattamento cinematografico di un soggetto letterario, sembra trovare faticosamente il suo senso lungo l'esile filo conduttore di un divertissement intellettuale che rinviene, nelle irridenti provocazioni della trama e nella faccia da schiaffi della sua istrionica protagonista, le prevedibili strategie della sua consapevole battaglia iconoclasta.
leggi la recensione completa di maurizio73Come di consueto Verhoeven provoca e attacca ma senza una sceneggiatura credibile non convince in pieno 6 FREDDO
leggi la recensione completa di luca826Personaggi improbabili, storia assurda, inverosimile; non si capisce se diventi comico per ambizione del regista,in un malinteso senso del grottesco,oppure per una sceneggiatura scialba , quasi infantile. Veramente deludente. Stupratore che diventa sociopatico calandosi il passamontagna,la vittima gli da del lei.
commento di stany11A parte tutto il discorso Socio-Culturale in merito ad aggressioni alle Donne,il Film non ha altro da offrire e anche le buone Interpretazioni lasciano il Tempo che trovano.voto.4.
commento di chribio1Un film interessante e ben riuscito, anche se un pochino troppo letterario e psicologizzante. L'algido pragmatismo della fin troppo emancipata donna borghese protagonista è a volte talmente sopra le righe da diventare (involontariamente ?) comico. La visione del mondo postmodernista regge l'intera struttura di una trama altrimenti inverosimile. 7.
commento di ezzo24Inutile tentativo di riproporre la Huppert dei tempi de La pianista. Non c'è paragone.
commento di LeinonsachisonoioFilm adulto molto interessante, con una protagonista straordinaria.
leggi la recensione completa di tobanisThriller psicologico con la Huppert al contempo fredda e sensuale. Una manager affermata anaffettiva, cinica, vittima e poi carnefice, indaga sull’identikit del suo stupratore facendo i conti con un passato torbido e irrisolto. Grottesco, a tratti bunueliano, il ritratto borghese del contorno familiare. Un po’ lento, ma si può perdonare. Voto 7
commento di Vellocetfilm particolare , non è un genere ma un misto di generi.. horror, giallo, dramma familiare, frammenti erotici, rapporti problematiche.. tante storie in 2 ore...magari troppo!!.. una regia al massimo riuscita ..un grande P. Verhoeven... interpretazione ottima.. da vedere assolutamente.. voto 8
commento di nicelady55Thriller psicologico di grande spessore
leggi la recensione completa di Furetto60Inverosimile sotto certi aspetti, rasenta talvolta il ridicolo.
commento di gruvieraz*Rappresentazione assai compiaciuta e di maniera dell’ipocrisia borghese. Se l’intento voleva essere dissacrante, in realtà scivola spesso nel ridicolo. Un tristissimo e noioso mix di situazioni inutilmente provocatorie in cui interagiscono individui banalmente privi di spessore. Alla fine non riesce nemmeno a essere imbarazzante ma solo insensato
commento di EstoniaLa "rape culture" che tanto ha fatto incazzare le femministe fin dagli anni '70, viene snocciolata per tutto il film dal regista Paul Verhoeven per confezionare visivamente il contenuto del romanzo "Oh…" di Philippe Djian.
leggi la recensione completa di vjarkivIsabelle Huppert più che mai in splendida forma per una coraggiosa, riuscitissima contaminazione di generi. Lo sguardo del gatto che assiste impotente e rassegnato, non indifferente, alla violenza sulla padrona è quello acuto e lucido del regista che ritrae debolezza, cinismo, perversione, ipocrisia di un'umanità afflitta dal male di vivere.
commento di woodyforeverUn film sgradevole che lascia con l'amaro in bocca
leggi la recensione completa di Springwind“Lo stupro è stato necessario” è già un biglietto da visita per questo film, perverso in tante manifestazioni: nella personalità della protagonista, nella trama, nei rapporti tra le figure principali, relazioni mai limpide e sempre con qualche segreto inconfessabile. È un thriller poco tradizionale e più psicologico.
leggi la recensione completa di michemarManager abituata a comandare subisce un'aggressione brutale. Sotto shock, intimorita ma soprattutto desiderosa che la notizia non trapeli, decide di rimanere in silenzio. Ma l'episodio diviene un'ossessione che si trasforma in qualcosa di decisamente diverso. Il thriller erotico da un maestro del genere, che ritorna con la musa ideale, inevitabile.
leggi la recensione completa di alan smitheeElle non è affatto il thriller che mi aspettavo, ma sfugge ad ogni classificazione di genere, grazie ad una sceneggiatura di abilissima fattura si muove agilmente tra diversi registri. L'ambiguità morale della protagonista (strepitosa Isabelle Huppert) costituisce il suo spiazzante punto di forza.
leggi la recensione completa di port crosIn questo film ci ho visto reminiscenze Hanekiane: a voi decidere se sia un bene o un male.
leggi la recensione completa di RobocopXIIIUna solida donna di successo reagisce ad una violenza subita. Non cerca la vendetta, ma ascoltando se stessa troverà la via della giustizia a qualunque costo.
leggi la recensione completa di Kurtisonictroppe volte gli spunti interessanti, che fanno riemergere la mano del (mal)sano Verhoeven, vengono vanificati da altrettanti episodi al limite del ridicolo...e alla fine questo disequilibrio non arriva a convincere, nonostante gli sforzi della Huppert per tenere in piedi l'opera nel suo insieme.
commento di giovenostaCapolavoro (poco manca) del grande ottantenne Paul Verhoeven. Un thriller di finissima tessitura come non si vedeva da tempo. Lynch e De Palma sono superati sul versante erotic-sado-psycho. Film europeo di quelli che gli americani non riusciranno mai a fare. Superba interpretazione di Isabelle Huppert tra reticenza e ambiguità.
commento di Marcello del Campo