Regia di Stephen Frears vedi scheda film
Florence Foster Jenkins (Streep), ricca ereditiera sposata con un aristocratico inglese fedifrago ma determinato a sostenerla in tutto (Grant), è diventata famosa per la pertinacia con cui ha perseguito il suo obiettivo, del tutto malriposto, di affermarsi come cantante lirica. Mecenate della scena musicale di Philadelphia e benefattrice di manica larga, la donna possedeva doti canore risibili, spesso oggetto di pubblico ludibrio quando non di applausi compiacenti e pilotati da quello stesso marito che fece carte false pur di nasconderle la più che legittima ostilità della critica.
Interpretata da una Maryl Streep di dieci anni più giovane della Florence che, ormai 76enne, nel 1944 ebbe l'ardire di presentarsi alla Carnegie Hall di New York per venire subissata di fischi e risate da caserma, la protagonista del film è doppiata magnificamente anche nella versione italiana. La pluripremiata attrice americana consegna al suo personaggio l'ennesimo ritratto leggendario, accompagnata, per l'occasione, da uno Hugh Grant in stato di grazia e dall'attore rivelazione Simon Heiberg (avevamo incontrato la sua faccia buffa in A serious man, dei Coen), il pianista complice che, a suon di dollari, perse la faccia per fare da spalla alla cantante megalomane, ma così simpatica e piena di vita. Da solo, il trio di attori basterebbe a garantire la qualità di un film dallo sviluppo narrativo assai classico, diretto con mano ferma dall'ormai veterano Stephen Frears.
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