Regia di Lucile Hadzihalilovic vedi scheda film
33° TFF - AFTER HOURS
Un'isola con una barriera corallina che ricorda il paradiso dei fondali caraibici, mentre le case riportano alla mente la geometrica semplicità dei villaggi isolani ellenici; una società che scopriamo composta unicamente da donne e bambini: madri dall'aspetto androgino, pallide e senza sopracciglia, protettive ma anche fredde nei confronti della prole, evasive quando la rispettiva discendenza domanda loro qualcosa; e figli-bambini, apparentemente più normali, ma tutti maschi, tutti pressoché della medesima età.
Nicolas è uno di questi bambini, quello su cui si concentra la macchina da presa della regista francese dal cognome quasi impronunciabile Lucille Hadzihalilovic.
Lo seguiamo tramite splendide riprese in movimento mentre corre tra le strette viuzze candide del villaggio, e mentre si destreggia in nuotate sopra fondali che comunicano una perfezione paradisiaca, almeno sino a quando lo sguardo del ragazzo muta dall'esaltazione ad una smorfia d'orrore: una bellissima stella marina rossa giace sopra quello che al ragazzo (molto più che a noi spettatori) appare come un cadavere di un bambino.
Atterrito il ragazzo fugge a casa dove lo accoglie la madre che, per nulla scomposta, lo induce a rassegnarsi al fatto che il mare ed i fondali nascondono nel loro aspetto mutevole, mille inganni e altrettanti miraggi alimentati dalla fantasia, e chiude la faccenda fornendo al ragazzo la cena: una zuppa alla vista davvero poco invitante, che tuttavia sembra accettata dal ragazzo come un pasto ordinario ed inevitabile.
Poi una svolta: la malattia, la necessità che i bambini uno ad uno, e quindi anche il nostro Nicolas, si sottopongano ad un misterioso intervento praticato in un rudimentale quanto freddo laboratorio.
Dove siamo? Perché non ci sono maschi adulti? cosa nascondono quelle madri/infermiere diafane, forse mutanti, inflessibili e gelide, inesorabili nel loro incedere che comunica davvero poca umanità?
Chi sono queste donne? Ma sono (ancora) donne o mutazioni genetiche....o magari alieni, streghe, angeli-guardiani al cospetto di un limbo che accoglie anime in transito verso un regno superiore di cui divenire meritevoli?
Pretenderemmo risposte che forse ci deluderebbero. Pertanto, almeno a livello personale, preferisco non sapere e rimanere incalzato da tanta allettante misteriosa incognita, affascinato da una costruzione scenica che non prevede alcun artificio ma si alimenta di indizi e di squarci che sono quelli offerti dalla natura stessa.
Evolution può apparire presuntuoso e ingannatorio, anzi forse lo è, ma possiede il carisma di affascinarci senza concederci alcuna verità, e alla fine si rivela un film certo ambiguo ma anche irresistibile, in grado di farsi ricordare per l'inquietudine che è in grado di cementare nella nostra sensibilità di spettatori.
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