Regia di Garth Davis vedi scheda film
1986. Il piccolo, tenerissimo Saroo (Pawar) vive con il fratello maggiore, la sorellina e la mamma in una regione poverissima dell'India. Lui ha appena quattro anni ma una volontà di ferro e così decide di possedere già abbastanza muscoli per aiutare il fratello maggiore a trasportare pietre, l'unico lavoro con cui una famiglia a economia sotto il livello minimo di sussitenza riesce a sfamarsi. Non ce la fa, è stanco, trova ricovero in un treno e finisce a 1600 chilometri dalla stazione dove è salito, senza sapere il nome corretto del paesino dal quale proviene e senza parlare il bengali, la lingua diffusa a Calcutta, dove il treno si è fermato. È qui che ha inizio l'interminabile odissea di questo bambino volitivo, intelligente, svelto, determinato, costretto a sopravvivere tra retate ai danni degli orfani di strada, minacce pedofile, istituzionalizzazione coatta. La svolta, della sua vita come del film, arriva quando una coppia australiana decide di adottarlo. Grazie ai suoi nuovi genitori Saroo, ormai trentenne (Patel), conoscerà benessere e cultura, troverà l'amore ma continuerà a cercare la sua famiglia d'origine senza farne parola con i genitori adottivi.
Lion (dal nome indiano storpiato del piccolo, straordinario protagonista) è il film che non ti aspetti: due ore di tempesta emotiva incardinata su un racconto dalla struttura assai classica, ma capace di non essere mai ricattatoria con lo spettatore, nonostante la ridda di buoni sentimenti che esprime. Con le sue riflessioni sull'ottimismo dei poveri, le potenzialità della tecnologia e la condizione dei bambini di strada, il film tratto dall'autobiografia che racconta la vera storia di Saroo Brierley è un apologo riuscitissimo sul potenziale esplosivo di una decisione che può catapultarci in un'altra vita, raccontato sotto forma di romanzo di formazione in chiave avventurosa. Salvo poi ritrovare l'abbraccio delle persone che ami, come nella struggente scena finale, riprodotta anche con i veri personaggi di questa incredibile vicenda risolta con l'aiuto di Google Earth e di una frittella.
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