Regia di Natalie Portman vedi scheda film
Prima regia di Natalie Portman, che adatta la storia del suo Paese dal punto di vista dello scrittore Amos Oz.
Buon esordio alla regia per l'attrice premio Oscar Natalie Portman. Una pellicola tenera e intima, ma allo stesso tempo con uno sfondo storico violento e crudo: la formazione nel 1947 dello Stato d'Israele, ovvero il paese natale della regista. Sua è anche la sceneggiatura, adattamento del romanzo "Una storia di amore e di tenebra". Lo scrittore di quest'ultimo è l'israeliano Amos Oz, che racconta la sua storia concentrandosi sulla figura della madre Fania, una donna insoddisfatta di sé e della sua vita, che non si sente realizzata e che si rifugia nei sogni, nella fantasia e nella speranza che il suo amato figlio possa salvarla dalla progressiva depressione, culminata in malattia, attraverso l'implicito messaggio inserito nelle sue storie, fiabe della buonanotte ed episodi della sua infanzia che nascondono un grido d'aiuto e che allo stesso tempo riescono a confortare il piccolo, testimone di un periodo storico pieno di pericoli e di instabilità, ma sempre desideroso di felicità e con un onnipresente sorrisetto. E così il passo è breve tra un normale giorno di scuola e una tesa attesa dei voti a favore dell'indipendenza dello Stato con capitale Gerusalemme: un traguardo molto agognato e contemporaneamente dalle conseguenze non sperate, dato che gli abitanti saranno subito perseguitati e molti anche uccisi dagli arabi. La Portman regala un'altra sublime interpretazione (Fania) e riesce a costruire e a mostrare un bellissimo rapporto madre-figlio, impersonato da Amir Tessler, facendoci immergere nell'intimità dell'affetto e di un amore puro e sincero, capace di migliorare la vita di entrambi. Il tutto amalgamato da immagini d'epoca a metà film e da una narrazione del protagonista da anziano, che ricorda la sua infanzia come l'età che lo segnò e che lo indirizzò alla sua attuale occupazione di scrittore, attraverso frequenti e poetiche descrizioni e similitudini, intervallate da altrettanto numerosi momenti con schermo nero, quasi a voler separare le diverse fasi e soprattutto riflettere su ciascuna. I diritti del libro sono stati acquistati nel 2007 e la lavorazione dello script è durata ben 8 anni. La "nuova" regista ha poi insitito per girare in ebraico, dimostrando come in un certo senso gli appartenga questa storia. Inoltre la pellicola è stata presentata al Festival di Cannes nella sezione "Proiezioni Speciali", ottenendo una candidatura per la Golden Camera. Agrodolci le musiche di Nicholas Britell e il ruolo dell'ottimista e rassicurante padre Arieh è di Gilad Kahana. Un racconto dunque delicato su uno sfondo oscuro e tetro.
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