Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
Sono riuscito a recuperare questo "Distant thunder" alla retrospettiva su Satyajit Ray alla Festa del cinema di Roma, e credo che questo film da noi non si fosse visto neppure nelle rassegne che Fuori Orario dedicò anni fa al cineasta indiano. Si tratta di una pellicola che rievoca con un prevalente registro drammatico il periodo della carestia nel Bengala del 1943 attraverso le vicende di Gangacharan, un Bramino che svolge anche le funzioni di dottore e insegnante e che si stabilisce in un villaggio con la giovane moglie Ananga. Tratto da un romanzo dello stesso scrittore da cui Ray trasse la celebre Trilogia di Apu, il film si raccomanda per diversi motivi, e in primo luogo per una sontuosa fotografia a colori, capace di dare il massimo rilievo al paesaggio senza edulcorare il doloroso soggetto; il film non è privo di notazioni più leggere legate soprattutto alla figura del Bramino, a cui l'attore-feticcio del regista Soumitra Chatterjee dona in alcuni momenti un'aria svagata e quasi comica, soprattutto nella prima parte, mentre la seconda si fa sempre più grave col procedere del dramma sociale. Le dinamiche relazionali dei personaggi sono rese in maniera estremamente accurata dalla sceneggiatura scritta dallo stesso Ray che prevede anche numerosi sub-plots, e nella seconda parte il focus della narrazione è spesso sulla moglie ed altri personaggi femminili, non mancando una scena di stupro resa in maniera ellittica e con il consumato talento figurativo dell'autore. All'insegna della speranza il finale, nonostante le inevitabili didascalie che ci ricordano che morirono circa 3 milioni di persone per la fame e la malaria. Per quanto molto meno noto dei titoli più celebri di Ray, "Distant thunder" è un film solido, spesso coinvolgente per lo spettatore, un'opera della maturità che dimostra che il talento del regista non era certo appassito dopo i primi straordinari lungometraggi che imposero il suo nome all'attenzione del mondo. Nel cast, oltre a Chatterjee si fa apprezzare anche l'attrice Bangladese Bobita nel ruolo della moglie di Gangacharan, e le musiche dello stesso Ray aggiungono un ultimo tocco estremamente personale ad una pellicola che non si dimentica.
Approfitto per salutare i due utenti Alan Smithee e Port Cros, con cui ho condiviso la visione del film alla Casa del Cinema a Villa Borghese.
voto 9/10
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