Mediometraggio documentario dedicato a uno dei Maestri dell'horror e degli effetti speciali, riconosciuto come tale a livello planetario: Mario Bava, raccontato da colleghi, collaboratori, critici e dal figlio Lamberto, a sua volta regista del brivido.
Il 'padrone di casa', cioè il volto e la voce narrante, è Joe Dante; gli ospiti, invitati a raccontare aneddoti, impressioni, tributi personali, sono personaggi del calibro di Quentin Tarantino, Mario Monicelli, Luigi Cozzi, Roger Corman, Steve Della Casa, Dario Argento, John Landis, Ennio Morricone, Barbara Steele e tanti altri. Si capisce subito che non si sta parlando di un regista qualunque, e tantomeno di un artista noto soltanto a livello nazionale: la fama di Mario Bava è anzi ben più grande in giro per il pianeta, che in Italia. Perchè? Perchè, prova a spiegare il documentario (anche con qualche spezzone di vecchie interviste a Bava stesso), il Nostro ha girato principalmente horror o film comunque impregnati di terrore e tensione, tutto materiale che nel Belpaese del sole e del mare non ha mai venduto, non è proprio mai stato adeguatamente apprezzatto anzi. Neppure se a produrlo era un genio - perchè, ascoltando le testimonianze presenti nel film, questa è la parola adatta a definirlo - e un 'artigiano dell'impossibile' come Mario Bava, uno che riusciva a rendere credibili e incisivi degli effettacci da quattro soldi, esperto di trucco, di scenografie, di effetti speciali naturalmente, ma anche di tecniche di ripresa, di inquadrature, di luce, di colore. E che fosse esperto di tutte queste cose lo si capisce anche solo guardando i budget che ha sempre avuto a disposizione - miseri - per confrontarli con il risultato finale impresso sulla pellicola. Fra tante calorose testimonianze, non mancano racconti bizzarri e assolutamente godibili, più o meno noti: mostri fatti di trippa, plagi insospettabili (Fellini nei confronti di Bava), persino tributi altrettanto impensabili (una sequenza dei Blues brothers, di Landis). Un lavoro che mancava e che restituisce qualcosa a un grandissimo cineasta nostrano troppo poco stimato quando ancora era in vita e troppo presto dimenticato dopo. 6,5/10.
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