Regia di Gabriele Acerbo, Roberto Pisoni vedi scheda film
Sintetico documentario adatto a chi intenda avvicinarsi al cinema del grande Mario Bava: il regista che ha codificato le regole e lo stile dell'horror e del giallo italiano. Rendendolo famoso in tutto il mondo.
Interessante ritratto di un "fenomeno" mai sufficientemente (quanto merita) apprezzato in patria e, paradossalmente, imitato all'estero per stessa pleonastica ammissione - dato che l'evidenza parla da sola - dei celebri registi che intervengono: Quentin Tarantino, Tim Burton, John Landis, Roger Coman, Joe Dante, Dario Argento e Roman Coppola. Mentre a raccontare dettagli e curiosità dai set di Mario Bava, sono: Mario Monicelli, Stefano Della Casa, Barbara Steele, Tim Lucas, Alberto Bevilacqua, Sergio Martino, Fulvio Lucisano, Callisto Cosulich, Carlo Rambaldi, Sergio Stivaletti, Luigi Cozzi, Daria Nicolodi, Dino de Laurentiis, Ennio Morricone, Alberto Leone e naturalmente il figlio Lamberto e il nipote Roy.
Il documentario inizia accennando brevemente all'attività di Eugenio Bava (padre di Mario), precursore in assoluto del cinema fantastico, soprattutto per quel che riguarda trucchi ed effetti speciali, realizzati agli esordi del cinema italiano. Seguono in rassegna i titoli più celebri diretti ufficialmente e non (ad esempio Caltiki o I vampiri) da Mario, purtroppo citati in tempi eccessivamente stretti. In meno di un'ora è particolarmente difficile, per non dire impossibile, imbastire un documentario che possa anche solo vagamente affrontare come dovuto l'universo "Mario Bava". Anche se questo sintetico e sincero ritratto è sicuramente consigliato a quei pochi che ancora nulla conoscono - per questioni anagrafiche - del geniale artista. E poi fa sempre piacere rivederlo nei rari momenti in cui ha concesso interviste, apparendo con il suo modo umile e signorile che lo ha spinto con grande ironia a prendersi gioco (sottovalutandola) della sua attività. Mario Bava è stato un uomo modesto e umile, ma di fatto un vero "Maestro" della macchina da presa e dei trucchi, che ha saputo realizzare con geniale fantasia sfruttando al meglio i pochissimi mezzi disponibili. Un signore del cinema, e anche fuori dal set, unico - per modi educati e aristicratici - e capace, per dote di raro talento, di lasciare memoria sempre attuale del suo indimenticabile lavoro.
"Egli era un genio – vale a dire, un uomo che compie in modo superlativo e senza sforzo qualcosa che molte persone non riescono a fare neppure con il massimo impiego delle loro capacità." (Robertson Davies)
F.P. 28/03/2021 (durata: 53'39")
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