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La bimba di Satana

Regia di Mario Bianchi vedi scheda film

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La recensione su La bimba di Satana

di undying
5 stelle

Sorta di remake di un modesto horror italiano dal titolo "Malabimba", i cui autori puntano in alternativa pure al mercato hardcore, realizzandone una seconda versione, per adulti, con inserti spinti.

 

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In un tetro castello vige la spietata legge del più crudele, ovvero Antonio Aguilar (Aldo Sambrell). A seguito del decesso della moglie Maria (Marina Hedman), al rito funebre presenziano la suora Sol (Mariangela Giordano), il dottor Juan, il cognato, un maggiordomo e l'unica veramente addolorata, la figlia Miria (Jacqueline Dupré). Il corpo di Maria viene condotto nella cripta in attesa di essere trattato per l'imbalsamazione. In vita, Maria tradiva il marito con tutti (persino con la suora). Tra la defunta e la figlia Miria, si manifesta un legame "paranormale", che sembra trascendere i limiti della morte. All'interno del castello, uno ad uno, gli ospiti vengono attratti - per un motivo o per l'altro - al cospetto del cadavere di Maria, poco prima di essere sopraffatti da una forza soprannaturale.

 

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Nel 1979 il produttore Gabriele Crisanti realizza un film horror che sconfina nell'hard (con poche ma significative sequenze esplicite): Malabimba, sceneggiato dal prolifico Piero Regnoli (nome legato a una lunga serie di pellicole girate con basso budget e limitata distribuzione), mentre la regia viene affidata a Andrea Bianchi (all'epoca celebre per avere diretto uno dei più stravaganti gialli argentiani, Nude per l'assassino, e in seguito famoso per la regia dei cult-trash Zombi horror e Massacre).

 

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Nel 1982, sempre Crisanti, affida a Regnoli la revisione di quella stessa sceneggiatura, destinata a questa specie di remake che  è stato distribuito anche con diverso montaggio - e inserti hardcore - come Orgasmo di Satana. Al timone di regia sempre un Bianchi, stavolta Mario.

 

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Il basso profilo dell'operazione è certificato da scarne scenografie, dialoghi incredibili, attori improvvisati (esilaranti le smorfie fatte dal maggiordomo, di fronte a una mummia incartapecorita) e nudi di circostanza (in fatto di esposizione epidermica, non scherza nemmeno la Giordano). Una volta intuito il livello dell'operazione, però, ci si diverte e non poco, forse più che di fronte ai soliti noti, celebrati, blockbuster del periodo. Ciò che attrae, nudo tutt'altro che erotico a parte, paradossalmente è il clima generale di abbandono, l'improvvisazione data da scene che sembrano essere state girate non seguendo uno script ma anticipandolo o, al più, work in progress. Una nota di merito alla bella soundtrack, evidentemente in debito con le sonorità dei Goblin e,  in particolare alla fotografia: due settori che valorizzano il girato e che, misteriosamente, non vengono citati nei credits. La versione horror pura (cioè priva di inserti a luce rossa) si ferma a soli 70 minuti, e questo è un bene.

 

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Curiosità 

 

La sceneggiatura, è frutto dell'opera di Piero Regnoli, celebre penna che ha scritto svariate pellicole a tematica horror/erotica e spesso, con risultati devastanti al botteghino (La principessa sul pisello), coinvolto anche nel ruolo di regista. Curiosamente Piero Regnoli, all'epoca de La bimba di Satana, aveva, già da tempo, archiviato il suo trascorso in veste di critico cinematografico per conto dell'Osservatore romano e Il Popolo, due testate in linea con la corrente politica nota come Democrazia Cristiana (DC), quindi del tutto opposte, in termini di "filosofia" e pensiero cattolico, alla successiva collaborazione cinematografica dell'autore.

 

Uno dei manifesti del film è evidentemente ispirato dall'illustrazione intitolata Vampire's kiss, dell'artista Boris Vallejo. In seguito anche Michele Soavi, nel film prodotto da Argento (La Chiesa, 1989), inserirà una lunga sequenza che rimanda a tale opera.

 

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Mario Bianchi e La bimba di Satana - Affinità con Joe D'Amato 


Con La bimba di Satana siamo ai livelli più bassi del genere per via delle precarie condizioni in cui, regista e staff tecnico, hanno dovuto operare: carenze economiche, improvvisazioni di sceneggiatura e, non da ultimo, assenza di veri e propri attori (il personaggio che più lavora con Mario Bianchi è Manlio Cersosimo, ovvero Mark Shanon, il primo, e più attivo, porno attore italiano). Per certi aspetti qualcosa, comunque, avvicina le opere di Mario Bianchi a quelle (molto migliori) di Joe D'Amato (La Bimba di Satana è siglato con lo pseudonimo di Alan W. Cools): produzioni scalcagnate di "cinema bis" o impostate sul tema dello spin-off di opere più celebri; la presenza di attori derivati dal circuito hard; l'audacia di portare a compimento pellicole decisamente coraggiose (pur se limitate, artisticamente, per le motivazioni sopra esposte). Questo incompiuto, frammentato horror, che figura come una delle ultime pellicole non hard dirette da Mario Bianchi, ha il tono di un tardivo esorcistico declinato in chiave erotica (al limite dello sleazy), finendo per apparire una via di mezzo tra Malabimba e L'Esorcista, senza mai che un genere specifico prevalga sull'altro, oscillante cioè tra l'una (erotico) e l'altra direzione (horror) di genere. Nel complesso l'atmosfera che traspare dalla pellicola - malsana, claustrofobica, virata a un erotismo cimiteriale - finisce per procurare un senso di disagio e di macabra fascinazione durante la visione. 

 

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Sequenze saffiche, zombi truccati al limite del ridicolo, recitazione meno che amatoriale: il tutto conferisce al film un'aura misera, ma d'effetto. Interessante la colonna sonora e, similmente a Paura nella città dei morti-viventi, l'urlo femminile, impressionante, sui titoli di testa. Da vedere solo, ed esclusivamente, se siete dei cultori dell'horror "Made in Italy".

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