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La bimba di Satana

Regia di Mario Bianchi vedi scheda film

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La recensione su La bimba di Satana

di giurista81
3 stelle

Pasticcio produttivo coordinato da Gabriele Crisanti, già produttore di Malabimba (1979) e di una lunga serie di z-movie tra horror ed erotico spinto, quali Le Notti del Terrore (1981) e Patrick Vive Ancora (1980). Cristanti ha l'idea, alquanto incomprensibile, di sfruttare un copione scritto da Piero Regnoli per Malabimba al fine di trarne un secondo horror dalle forti connotazioni sexy. L'idea è quella di seguire gli insegnamenti di Joe D'Amato, non a caso alla direzione del progetto viene chiamato (al posto di Andrea Bianchi) Mario Bianchi che, nel giro di qualche anno, passerà al cinema porno di primo profilo (quello con Rocco Siffredi, Malone, Moana Pozzi, Cicciolina e Jessica Rizzo). Regista in buona parte sottovalutato, figlio d'arte (il padre è Roberto Bianchi Montero) e capace di offrire buone prestazioni dietro alla macchina da presa, ma passato totalmente nell'anominato della cinematografia italiana. Limitato da produzioni modestissime (roba da far apparire gli horror dei primi anni ottanta di Fulci quali mega produzioni), Bianchi è, a poco a poco, passato dalle collaborazioni, in veste di aiuto regista, al servizio di importanti registi di genere quali Mario Bava e Ferdinando Baldi alla direzione di interessanti ma poveri b-movie (quali il western Mi Chiamavano Requiescat... Ma Avevano Sbagliato e il poliziottesco Napoli... I Cinque della Squadra Speciale) per scivolare, negli anni ottanta e novanta, nel sexy-horror alla D'Amato fino all'hardcore

Le qualità di Bianchi si intravedono anche in questo modestissimo e sconclusionato prodotto che cerca di salvare giocando di montaggio. Le sue inquadrature sono una lunga serie di primissimi e primi piani, alternati da dettagli e da qualche campo medio. Limitato nelle scenografie, quasi tutte interne di un castello noleggiato per la realizzazione del film, Bianchi sfrutta inquadrature dalla particolare angolazione per ricorrere a visioni alternative, quali i soffitti affrescati (macchina da presa collocata a 45 gradi ai piedi di una carrozzella a rotelle sospinta da un attore). Purtroppo si trova a mettere in scena un film il cui soggetto non è stato sviluppato a dovere. Sembra quasi che le sequenze siano state girate con un abbozzo di copione, dato che, le stesse, non sono coordinate tra loro ma vengono montate in sequenza l'una sull'altra dopo la ripetuta inquadratura in campo lungo del castello. La sceneggiatura è sfilacciata e scollegata, piena zeppa di buchi narrativi e con alcuni dialoghi pedestri. Sforbiciato dalla censura, il film appare nelle versioni televisive ultra censurato (e la cosa è percepibile a causa di una serie di stacchi in linea) essendo stato concepito per il circuito dei cinema a luci rosse. Esiste infatti una versione hard dove Marina Lotar viene utilizzata al meglio delle sue "qualità". Irriconoscibile Aldo Sambrell, grande caratterista del western ispanico (ivi compreso quello leoniano e corbucciano), nei panni del padrone di casa ultra cornificato dalla moglie (uccisa per le sue continue scappatelle). Presente poi l'immancabile Maria Angela Giordano (compagna di Crisanti nella vita di tutti i giorni) nei panni di una suora casta(!?), un belvedere per gli amanti del genere anche perché non perde tempo per rendersi protagonista di sequenze di autoerotismo. Nudi integrali a go go, ma anche qualche sequenza horror alla De Ossorio, penso a La Cavalcata dei Resuscitati Ciechi. Impossibile non citare il cadavere mummificato che si rianima da una cripta e strozza un attore per poi afflosciarsi e ritornare inanimato una volta compiuto l'omicidio allo stesso ordinato dallo spirito maligno. Psichedelica la colonna sonora di Nico Catanese, non male la fotografia di Franco Villa.

Trashissimo il finale che sembra una parodia sexy dell'epilogo de L'Esorcista, con la Giordano che, svestendosi di ogni abito, si sacrifica, per salvare l'indemoniata di turno (in realtà semplicimente ipnotizzata), chiedendo al diavolo - rappresentato dal corpo della Lotar - di possederla nel senso erotico del termine (ma anche mortale, vista la stretta da boa della Lotar, ovviamente anch'essa nuda).

Film esclusivamente per gli amanti del trash e dell'horror sexy. 

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