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L'uomo dal braccio d'oro

Regia di Otto Preminger vedi scheda film

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La recensione su L'uomo dal braccio d'oro

di dedo
4 stelle

Periferia squallida di una qualsiasi città. Abile giocatore professionista di poker (di quì il titolo) per conto terzi  Frankie, soprannominato "droga" ritorna dopo aver scontato tre anni di prigione perchè sorpreso a giocare in una bisca clandestina. E' stato curato bene, vuole ricominciare una nuova vita come batterista (scelta strana se l'intento è di farla finita con la droga). E' benvoluto da tutto il quartiere perchè sostanzialmente è un bravuomo che soffre del senso di colpa di aver reso paraplegica la moglie Sophie: per cercare di curarla vuole tentare la via del suonatore (possibilità di guarigione per Sophie non ci sarebbero oggi, figuriamoci nel '55). A parte il senso di colpa, desidera fortemente che le condizioni della moglie migliorino perchè è innamorato (ricambiato) di Nora, figura di donna mal delineata (entreneuse ?) che al momento vive con un alcolizzato (ambedue soffrono di solitudine). Sophie, avvenente e perversa, paventando l'allontanamento del marito una volta guarita, finge di essere ancora costretta su una sedia a rotelle e lo ama, con egoismo ed appiccicosità (ma che amore è quello di Sophie ?) e cerca in tutti i modi (molto plateali) di convincere Frankie a riprendere il posto di giocatore. Frankie, con un povero, semicieco e un po' tocco amico e con l'amore di Nora come unico sostegno, cede alle lusinghe del pusher (perchè gli "tremano le mani", evento improbabile dopo tre anni senza droga) ricadendo negli ingranaggi perversi che lo hanno distrutto e che questa volta lo stritolano. Questa storia di Preminger, lodevole e lodata nel '55 quando, forse per la prima volta si metteva a nudo il mondo della tossicodipendenza e della solitudine al tempo scarsamente valutati (in farmacia era ancora possibile acquistare senza problemi il Laudano), oggi appare datata, artefatta, esagerata nella caratterizzazione dei personaggi e prevedibile nella evoluzione narrativa. La recitazione è per tutti innaturale, fortemente sopra le righe e nuoce all'assunto delle problematiche drammatiche sollevate: droga e solitudine. Salvo alcune buone sequenze (la ricaduta sotto la "scimmia" di Frankie ed il suo estremo tentativo nel finale di togliersela dalle spalle, la serata di poker con i due polli da spennare, la prova disastrosa come batterista) nonchè la famosa, generosa ed ancora valida musica di Elmer Bernstein e la buona fotografia di Sam Levitt (che il b/n esalta), il resto del film sembra sovradimensionato, innaturale, esasperato sino all'eccesso. In considerazione di quanto sopra, delle buone intenzioni, della parte tecnica Voto 5

Sulla colonna sonora

Formidabile, ancora risuona nelle orecchie

Su Otto Preminger

Nel film è produttore e regista. Ha all'attivo opere più valide, ma in questo caso, volendo rappresentare troppo riesce, al contrario, ad appesantire la narrazione ed i problemi sociali sollevati

Su Frank Sinatra

Una delle sue peggiori interpretazioni (in precedenza aveva dato sfoggio artistico in "da quì all'eternità): non convince, recita sopra le righe, sembra il campione mondiale della sfortuna (salvo nelle scene che ho sottolineato in precedenza)

Su Kim Novak

Male impiegata in un ruolo da Santa Teresa

Su Eleanor Parker

Odiosa, appiccicosa, perversa: in questo ruolo recita piuttosto bene.

Su Arnold Stang

buona

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