Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Un batterista sogna di potersi dedicare interamente alla musica, ma deve subire pesanti condizionamenti: la dipendenza dalla droga, la necessità di guadagnarsi da vivere come croupier, il senso di colpa per aver provocato l’incidente che ha reso paralitica la moglie (che in realtà si finge tale per tenere legato l’uomo a sé). Il principale merito del film, l’unico che giustifica le 4 stelle, è il coraggio di trattare un problema ancora tabù per la Hollywood degli anni ’50 e di rappresentarlo in modo realistico per l’epoca; il resto è abbastanza convenzionale, riducendosi a una vicenda di redenzione raggiunta grazie a una figura femminile (stesso schema di Giorni perduti, dove però la dipendenza era dall’alcool). Menzione speciale per Eleanor Parker, con l’avanzare dell’età costretta spesso a ruoli sgradevoli ma che qui si dimostra più incisiva di Sinatra e della Novak.
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