Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Non è tra i più considerati tra i cineasti che sono stati importanti nel dopoguerra, però, come si è detto altre volte, a Otto Preminger, austriaco transfuga ad Hollywood come Zinnemann si deve riconoscere la capacità di scegliere argomenti roventi che, in molti evitavano accuratamente per quieto vivere: "L'uomo dal braccio d'oro" è un melò fortemente drammatico,che tratta della tossicodipendenza ( a metà anni Cinquanta!) del suo protagonista, il batterista jazz Frank Sinatra. Teso e corposo, il film è realizzato secondo i canoni narrativi del genere, con un'attenzione per le psicologie notevole , e pure il rapporto ormai logoro e retto solo dai sensi di colpa del personaggio principale con la moglie , resa invalida dalla mancata assistenza di lui, causa droga ( mac'è un imbroglio sotto) è di prima qualità. Sinatra è in uno dei suoi ruoli migliori, e la cruda scena dell'autodisintossicazione è stata ricordata per anni dai cinefili per efficacia e realismo, e Kim Novak conferma una volta ancora di essere stata una bellissima non utilizzata come avrebbe dovuto essere, anche se il personaggio più memorabile è quello della moglie Eleanor Parker, figura tragica a tutto tondo degna dei più forti drammi classici.
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