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Eva and Leon

Regia di Emilie Cherpitel vedi scheda film

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La recensione su Eva and Leon

di alan smithee
5 stelle

 

L’ECHAPEE BELLE (Eva and Leon) è una gracile ma godibile opera prima della regista  Emilie Cherpitel che costruisce la vicenda di un incontro casuale tra due persone opposte come carattere, età e modo di vivere, ma dalla cui unione trovano allo stesso modo un’armonia e una soddisfazione, esteriore, pratica ma anche intima, per comprendere qualcosa su come vivere meglio e percepire il senso di un giusto significato da attribuire al proprio sentiero più o meno tortuoso nel mondo e lungo una vita.

Quando la trentacinquenne avvenente e statuaria Eva, di ritorno da una delle feste abituali che ama frequentare, si imbatte in un bar, all’alba delle cinque, in un bambino dall’aria tenera ma sicura di sé che le si affianca al tavolino facendosi offrire una cioccolata, ecco che tra i due si instaura un cameratismo ed una collaborazione che l’affetto crescente rinsalda a dismisura nel giro di poche ore o giorni.

Il bambino è un orfano fuggito per l’ennesima volta dal centro di accoglienza che lo ospita con l’intento di conoscere la madre, a suo avviso abitante in un rione parigino.

Eva è ricca, bellissima, viziata e pigra, la negazione come madre e priva di ogni predisposizione ai valori affettivi della famiglia e della prole. Leon (come Napoleon di cui si definisce scherzosamente figlio lo sveglio ragazzino) è un giovane pratico che la vita ha reso saggio e indipendente.

La strana coppia avrà modo di vivere giornate intense completandosi a vicenda e migliorandosi reciprocamente, complice altresì una fuga romana organizzata in modo clandestino via treno.

Ispiratasi da una frase del poeta Paul Eluard che recita: “Il n’y a pas des hasard, que des rendez-vous”, la commediola caruccia ma evanescente si avvale del carisma e della bellezza abbagliante della bravissima Clotilde Hesme (Les revenants, Le dernier coup de marteaux), della simpatia del piccolo Florian Lemaire (i due duetteranno anche una bizzarra quanto non molto motivata versione di Bella ciao che verrà ripresa nei titoli di coda), e di qualche cameo d’eccezione rappresentato in primo luogo dalla simpatica Clotilde Courau nel ruolo della prevenuta sorella della protagonista, madre sull’orlo di una crisi di nervi di una caotica scolaresca di figli, e di un padre inglese ricchissimo ed annoiato, nonché affetto da una bizzarra forma  “saudade”, reso con opportuna ironia ed eleganza dal bravo Peter Coyote.

Echi lontani di capisaldi della cinematografia come Gloria - Una notte d'estate di Cassavetes (per la scoperta di un istinto materno che sembrava sepolto nella donna dura e spigolosa resa con magistrale tenacia da Geena Rowlands) e Zazie dans le metro, da Queneau, sempre incentrato in gran parte tra un rapporto giovane/adulto, finiscono per affossare questo piccolo film, che tuttavia, pur rimanendo nella superficie della carineria, ha qualche asso nella manica per farsi notare e per non annoiare.

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