Regia di John Schlesinger vedi scheda film
Che trionfo di bellezza... E' tutto un fiorire di immagini, idee, suggerimenti per l'anima, metafore e malinconie. Voight è perfetto, la sua espressione persa nel vuoto, il suo sorriso ingenuo; la metafora del campagnolo che emigra in città per far successo e soldi facili ma finisce presto per accorgersi che le luci che tanto lo attiravano si trovano dietro delle porte per passare le quali occorre altro che le buone intenzioni. E poi c'è Hoffman, il tipico guitto dalla parlata italiana, dall'aria furba e vissuta ma dalle pezze al culo come tutti i rinnegati che brulicano sotto il fertile humus della grande Mela. Due grandi attori, una storia commovente e malinconica che sembra ogni tanto mostrare uno spiraglio di speranza e sopra tutto e tutti un immenso Schlesinger. La fotografia è ottima, la regia sicura e di stile, le musiche impeccabili e la dimostrazione di tutto ciò sta nella freschezza innegabile di questo film, nonostante gli anni. La scena della festa, psichedelica; l'amplesso culminato con la slot machine che sputa il jackpot, geniale; i giochi sessuali talora accennati e tal'altra mostrati, un sottile filo con cui tiene lo spettatore a mo' di yo-yo; registi così se ne vedono pochi. Un capolavoro, per troppi versi.
Celeberrima, meritatamente. Il motivetto base è ormai venuto a noia per molti versi ma nel film ci si gioca in maniera interessante ed è un piacere per le orecchie.
Grandioso.
Bravissimo, non si discute.
Da sempre ha vestito in maniera più congeniale i panni del cattivo ma questo ed altri film mostrano quanto fosse eclettico.
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