Regia di John Schlesinger vedi scheda film
Quando si ha davanti un flm che spesso viene definito "epocale" si ha spesso la sensazione di essere costretti a vedere quello che il film è solo in parte.
Può capitare anche con questo "Midnight Cowboy"(ma per una volta il titolo italiano non sembra inappopriato come la maggior parte delle volte),che in diversi momenti lasciare sortire il sospetto d'essere stato sopravvalutato.
Ma non si potrebbe dire mai che è un film sbagliato.
I destini di questi personaggi storpiati nel cuore ancor prima che nel corpo convergono in una New York che è patria d'elezione di chi concentra la propria disperazione,e la propria rovina,nell'ignoranza più spaventosa,quando l'ingnoranza subisce i colpi di una presunzione che invita a conquistare un angolo in una sterminata estensione di fallimenti,quasi che il proprio non sia pensabile.
Questa brutale efficacia sta nel non rendere neanche per un attimo simpatici personaggi che in altri film diventavano( e diventano) degli inoffensivi stereotipi,del tutto avari di ogni slancio affettivo,regrediti allo stato di larve senza redenzione.
La New York purulenta e wharoliana di Schlesinger è una specie di infinito dormitorio di anime in attesa di morire,più indifferenti a vivere che non a soccombere,quasi che la vita più memorabile sia quella svalutata e non quella vissuta.
Praticamente impossibile che nel cinema americano manchi l'ammiccamento patetico(la visita al cimitero sulla tomba del padre di Ratso ne è un esempio) ma,anche se nel finale tristissima tenerezza si insinua il sospetto della trovata ruffiana,resta potente il gesto fraterno di John Voight che almeno cerca di non lasciar sorprendere il suo amico dalla morte nel gelo di New York,spietata,volgare puttana nelle cui gambe divaricate non ha trovato né conforto né trionfo,e proprio per questo sceglie si allontanarsene,che per lui
vale come richiuderle per sempre.
La partecipazione più convenzionale,un po' risaputa nel dare smalto a questa inconsapevole benefattrice;però ha un volto simpatico con qualche fulminea ombra.
Non bello nel senso classico del termine incarna una puttana ignara e senza la premeditazione di un animo corrotto,più stupido,forse,che ingenuo ma,come questi ultimi,capace di gesti di compassione o anche solo di generosità che non ottengono né risarcimenti né spiegazioni.
Ancor più che Rober De Niro o Al Pacino,Hoffman nel rendere non patetico ma esplicitamente ridicolo il suo Ratso dimostra un coraggio limpido e senza autocelebrazioni all'insegna del "Metodo",affogato in un imbastardimento anche del senso della sopravvivenza che lascia al tempo stesso perplessi e ammirati
Non sempre apprezzabile,soprattutto nell'esibizionismo un po' greve della seconda parte,ha comunque strappato un ampio consenso per aver filmato senza sosta LA metropoli,aggrappandosi con la cinepresa agli ambienti quasi che il suo occhio fosse quello di un sopravvissuto senza più illusioni
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