Regia di Dziga Vertov vedi scheda film
VOTO 10/10 E' un film d'avanguardia nel vero senso del termine, un "oggetto cinematografico" che a tratti tende all'astrazione e che risulta un manifesto poetico per il cinema di Dziga Vertov (la cui traduzione dello pseudonimo dovrebbe indicare una specie di trottola roteante). E' un film sperimentale dove non c'è una trama e non ci sono attori: a creare il senso è unicamente il montaggio, assai sofisticato, con associazioni di immagini curiose e piuttosto ardite (a tratti si mettono in parallelo situazioni disparate come la vita e la morte, attraverso immagini di una donna partoriente e di un funerale, oppure il matrimonio e il divorzio, con due coppie che si recano all'ufficio dell'Anagrafe per la registrazione, e viene dato ampio spazio anche al risveglio della città al mattino, al movimento dei mezzi di trasporto, al funzionamento degli impianti industriali ecc.). C'è anche una sezione dedicata a riprese sportive di calcio, pallavolo, atletica ecc. che sicuramente ha ispirato altri cineasti come Leni Riefenstahl in Olympia: Vertov ha il merito di essere stato uno dei pionieri in questo tipo di riprese, che risultano ancora molto belle da guardare, montate alla grande e solo lievemente estetizzanti (ma dato che era una delle primissime volte, non mi sembra di poterlo addebitare come un difetto). Il valore del film sta, dunque, principalmente nella spericolata abilità del montaggio, anche se risulta ugualmente interessante, dal punto di vista dello spettatore odierno, la testimonianza sociologica su una Russia nei primi anni dello stalinismo; a tratti c'è qualche ermetismo che può rendere un pò difficoltosa la visione (non ho ben compreso il senso delle immagini in cui l'operatore si sdraia sui binari sotto un treno in corsa e poi ne esce miracolosamente illeso), ma se lo spettatore è ben disposto verso una visione più "libera" del solito, il film di Vertov si rivelerà un toccasana geniale, assimilabile in qualche modo ad un poema bizzarro e intensamente lirico, e merita di essere classificato fra i capolavori del cinema sovietico.
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