Regia di Joann Sfar vedi scheda film
LA DAME DANS L’AUTO AVEC LES LUNETTES ET UN FUSIL è una valchiria timida e anche un po’ impacciata, con ingombranti occhiali da miope che tuttavia non riescono ad adombrarne la perfezione dei lineamenti e la statuarietà di un fisico da modella che non passa per nulla inosservato. Siamo in pieni anni ’70, a Parigi, e la ragazza, per non deludere le richieste del suo capo, che la considera come la sua dattilografa di fiducia, accetta di accompagnare a casa il datore di lavoro, fermandosi tutta la notte nella camera degli ospiti per finire di battere a macchina un importante e lungo contratto. Sembrerebbe a primo, malizioso ma inevitabile giudizio, un piano del capo per sedurre la collaboratrice, salvo poi notare che in villa quest’ultimo ha già una moglie, e pure bella (per forza! È Stacy Martin, la modella già vista in Nymphomaniac di Von Trier e ne Il racconto dei racconti di Garrone).
Il mattino la famiglia si dimostra a tal punto riconoscente con la fanciulla, da prestarle una fiammante Tunderbird verde pastello in modo che ella possa rientrare a casa, dato che il capo è in partenza per l’estero con la moglie e la figlioletta.
Ma la dame non ha mai visto il mare, e la tentazione di svoltare verso Cannes e la Costa Azzurra è un passo obbligato, che porterà la giovane al centro di un intrigo spionistico con il morto piuttosto concitato e labirintico ove tutto avrà una spiegazione a tempo debito.
Un thriller patinato ed effettato che tuttavia avvince per l’eleganza retrò che caratterizza stile, costumi, auto di lusso e d’epoca che sfilano lungo la vicenda, nonché ville e locations di lusso che non fanno che rendere ancora più divertente il giochino: una rincorsa contro il tempo che ci catapulta in case dagli arredi stilizzati e futuristici, dove tutto va preso appunto come un gioco, un crudele e sadico percorso ove una vittima designata trova la forza di reagire, ribellandosi e ristabilendo ruoli e priorità…senza per questo rinunciare a vedere il mare della costa lussuosa e frastagliata che circonda Antibes & dintorni.
Joahn Sfar, nato disegnatore e noto per alcuni disegni animati come “Le chat du rabbin” e il biopic/musical “Gainsbourg”, si diverte e ci diverte sfoggiando uno stile glamour e ricercato che diviene il filo conduttore della vicenda e la ragione di tutto. E’ sufficiente entrare in sintonia con il giochino, con i suoi ingranaggi ben oliati e con l’eleganza ostinatamente ricercata che avvolge ogni inquadratura, per rimanerne affascinati ed avvinti. Certo un bel gioco dura poco…. ed il film ha la decenza e furbizia di non prolungarsi inutilmente aggiungendo ulteriori tranelli ad un gioco sadico e machiavellico che sa tener desta l’attenzione. Nel cast pure il nostro Elio Germano nel ruolo di un truffatore italico tutto nervi e testosterone.
Il film è il remake scintillante e gradevolmente manierato dell’omonimo film di Anatole Litvak del 1971 con Samantha Eggar e Oliver Reed.
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