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L'uomo che volle farsi re

Regia di John Huston vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che volle farsi re

di Antisistema
8 stelle

Il mondo odierno è una fregatura monotona, poiché ha ucciso ogni spirito di avventura con la pretesa da parte di ogni stato di occupare ogni spazio disponibile dove non vi era sovranità per rinchiudere la vastità degli spazi sconfinati del nostro pianeta in angusti confini.

Oggi uomini ambiziosi come i due commilitoni ottocenteschi dell' India britannica dell'800, Daniel Dravot (Sean Connery) e Peachy Carnehan (Michael Caine), non potrebbero assolutamente esistere visto che l'affermazione degli stati sovrani in ogni piccolo spazio del globo ha tolto ogni spazio verso qualsiasi tipo di avventura epica. 

Daniel e Peachy sono due ex-soldati che stufi di vivere le loro grame vite, decidono di prendere in mano le loro vite con un'impresa folle ma ambiziosa; tra gli altipiani dell'Afghanistan e il Pakistan (che all'epoca era parte dell'India britannica) vi è una regione poco conosciuta e raggiunta e conquistata anni addietro solo da Alessandro Magno; non vi è alcuna autorità statale tra le scatole, ma solo tante tribù frammentate ed in perenne lotta tra loro, il piano quindi è raggiungere la regione, schierarsi dalla parte di una tribù, addestrarli con armi da fuoco e tattiche di battaglia sofisticate così da sottomettere tutte le altre tribù e diventare re del Kafiristan, arraffando quante più ricchezze possibili, per poi fare ritorno.

 

 

John Huston nell'avventura dei suoi personaggi dagli anni 50' in poi ha sempre voluto inserire un tocco da commedia nslla narrazione, che qui si fonde con l'assoluta convinzione di superiorità da parte del duo Daniel e Peachy di sottomettere tutte le tribù della regione, con la tipica mentalità coloniale inglese, la quale non tiene minimamente conto delle culture e tradizioni con cui viene in contatto, ma intetessa solo conquistare l'orizzonte infinito che si perde a vista d'occhio.

Le battaglie data la netta superiorità delle armi da fuoco e delle tattiche adottate, sono poco più che annoiati scontri ritratti con un tono da farsa, data l'impossibilità assoluta da parte delle varie tribù nel poterli contrastare.

Il Kafiristan trasforma questi due sbandati anonimi in qualsiasi stato del mondo, in uomini che compiono imprese grandiose, tanto che Daniel ad un certo punto per un fortuito caso viene creduto di essere un Dio e addirittura discendente di Alessandro Magno.

 

 

Cosa può mettere i bastoni tra le ruote ai nostri due colonizzatori capaci di farsi strada in ogni condizione e avversità tra montagne alte ed innevate, persone ostili e terre inesplorate? Un potere irrazionale e sfruttabile che aiuta a soggiogare le masse più di ogni arma o battaglia; la religione ed i ministri di culto della casta sacerdotale.

Il controllo sulle varie tribù del Kafiristan finisce con il poggiare sulle credenze antiche da parte di una popolazione vista da Daniel e Peachy come ignorante e stupida. Quando si diventa qualcuno però è difficile tornare all'anonimato di prima e Daniel sempre più alienato dallo scopo originario della missione, arriva a far coincidere la propria figura con quella delle antiche tradizioni tramandate dagli abitanti del Kafiristan, essendo oramai accecato dal grande potere raggiunto.

Un uomo grazie alle proprie capacità può anche diventare re, ma non può trascendere la propria essenza umana.

L'Uomo che Volle Farsi Re (1975) è probabilmente insieme al film La Bibbia (1966), la pellicola più costosa del regista ed ennesimo tassello dellla filmografia del regista atta a ritrarre dei perdenti che speravano di raggiungere un cambiamento, per poi ritrovarsi con nulla in mano e totalmente sconfitti, come emerge sin dalla prima scena del film che subito ci fa capire come si sono messe le cose. Un film di avventura, che bilancia l'epicita' del viaggio e dei paesaggi che fanno da sfondo alle misere battaglie, con una parabola sul potere avvalendosi dei massimi divi inglesi del tempo come Sean Connery logorato dall'ambizione e Michael Caine, più pragmatico e ironico con il suo umorismo tipicamente british.

 

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