Regia di John Huston vedi scheda film
Grande film del grande Huston. E' una parabola sulla smania di potere, di successo; sull'ambizione e sulla boria di chi progetta di far fessi tutti, di soggiogare e ingannare chi ritiene inferiore a sé. Il ritmo del film è non frettoloso, non nervoso, eppure solido e senza momenti morti, efficace sia nelle parti di avventura che in quelle dei dialoghi con gli indigeni, come pure nelle scene dei riti e delle battaglie. Secondo me il tema del film non è come il destino beffi e distrugga i nostri sforzi e i nostri progetti. E non è neppure l'imperialismo europeo verso i popoli dell'estremo Oriente (che pure fu una realtà). Il vero tema è come la smania di potere e la superbia alla fine distruggano chi se ne è lasciato afferrare. A questo proposito è molto interessante la scena in cui Connery, che si è ormai messo a vaneggiare e a cullare sogni di gloria, espone all'amico i suoi progetti di dominio sui popoli locali. I suoi occhi scrutano avidi l'orizzonte e il suo petto si gonfia di alterigia ed autoesaltazione. La sua morte nel precipizio, cioè cadendo nell'abisso, è metafora evidente – e molto biblica - del destino di chi desidera innalzarsi fino alle stelle. Huston – tutt'altro che nuovo a parabole sull'effetto distruttivo delle passioni umane – poté servirsi di due grandi attori, che perdipiù qui sono in stato di grazia. Lo stesso Cristopher Plummer, che accettò non di rado copioni mediocri, qui è valorizzato al meglio da un regista che sapeva il fatto suo. Quanto ai riferimenti insistiti sull'appartenenza alla massoneria dei due sbruffoni, essi sono tutt'altro che casuali o fuori luogo. E' infatti nota la volontà di dominio e di potere, unita ad un disprezzo per il prossimo, di certe organizzazioni. Di film così, che sanno intrattenere senza rinunciare a fare un discorso intelligente, oggi c'è una disperata mancanza.
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