Regia di Valérie Donzelli vedi scheda film
Mancava a corredare la kermesse di Cannes un film di sapore tutto ozoniano. Una storia d'amore incestuosa e passionale tra fratelli raccontata con la dolce leggerezza del cinema francese e la genuina assenza di pudore del regista di "Giovane e Bella". Da Ozon, Valérie Donzelli prende in prestito persino la protagonista di "Una nuova amica" Anaïs Demoustier, che conferisce all'intera pellicola quella spontaneità e credibilità che altrimenti sarebbero difficilmente potute emergere a causa dei continui interventi metatestuali di "Marguerite and Julien". Devono essere stati sicuramente quest'ultimi a colpire l’attenzione dei selezionatori del festival, e per quanto abbiano divertito e affascinato anche me, mi vedo costretto a domandarmi in maniera oggettiva se essi non siano solo un'esternazione egoistica della regista. Stiamo parlando di una storia ambientata nel '800, con fughe d'amore a cavallo e case patriarcali illuminate con lampade ad olio (nonché una cultura e una mentalità obsolete e antiquate che non tollerano simili affronti all'etica cristiana), per poi vedere saltuariamente l'intervento di automobili sportive anni '70 e rumorosissimi elicotteri separare in maniera drammatica i due fuggitivi, sequenze di impostazione pittorica commentate dalla voce fuori campo dei protagonisti in cui i personaggi risultano inizialmente immobili all'interno delle inquadrature per poi riprendere a muoversi come se fossero rimasti brevemente sospesi nel tempo, oppure cartelli che decontestualizzato ulteriormente gli eventi indicando specificatamente come anno del loro svolgimento il 1604.
Il film mi ha emozionato e divertito, ma credo che Donzelli abbia cercato di darsi un tono autoriale in maniera troppo forzata e infantile. Tuttavia non si può rimanere indifferenti alle agrodolci vicende dei due protagonisti, raccontate sempre in modo diretto ed ellittico attraverso episodi di grande tensione erotica.
Merita una chance da parte dello spettatore.
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