Regia di John Ford vedi scheda film
Nello stesso anno in cui uscì un altro western che a pieno titolo mise in discussione il genere classico (Sfida nell'altra sierra), aprendo le porte al filone crepuscolare, John Ford, che per la penultima volta si cimenta in questo genere, propone una messa in discussione ed al contempo una grandiosa esaltazione del mito del west.
Nella frase che chiude la vicenda, a proposito della "leggenda" che "vince" sulla realtà (nella traduzione italiana) o che comunque viene data alla stampa (nella versione inglese), vi è tutto il cinema di Ford e tutta l'epicità della sua filmografia western.
Il regista non aveva forse mai toccato dei toni così intimi e così pessimisti: le scene d'azione sono ridotte all'osso, ia forza del film proviene dai dialoghi dei protagonisti. Non ci sono più i paesaggi sterminati della Monument Valley, tanto meno i colori saturi del glorioso Technicolor. Al contrario la maggior parte della storia si sviluppa nella cucina di un ristorante ed in altri pochi ambienti casalinghi , mentre il professionista William H. Clothier ci offre una meravigliosa fotografia in bianco e nero.
Se una buona parte della storia è sostenuta da un idealismo ( tipico di Ford) circa la civilizzazione dei pionieri e la loro possibilità di riscatto attraverso l'istruzione e l'unione (notevoli le lezioni di democrazia che Ransom Stoddard impartisce), nella seconda parte si scende verso un contesto estremeamente più tragico, nel quale la figura più sofferente non è il bandito Liberty Valance, che viene giustamente punito per le sue malefatte, quanto Tom Doniphon, l'onesto e abile cowboy interpretato da John Wayne, che quindi arriverà a sacrificarsi, in nome dell'amore per la sua Hallie, salvando la vita a Ransom e lasciando che a costui venga attribuito il gesto eroico di aver ucciso il temibile bandito.
James Stewart è un perfetto contraltare alla figura di John Wayne: come era capitato nelle rispettive filmograife, Stewart ha sempre dato spazio ad un uomo del west più psicologico, più introspettivo, così come Wayne era il granitico uomo d'azione, capace di sottomettere i prepotenti con la forza (e con la pistola). Tuttavia in questa pellicola Wayne ritrae un personaggio estremamente sotto le righe: se qualche concessione gli è data inizialmente, poi la sua figura, coerentemente con i suoi ideali di lealtà si sacrifica in tutto, finendo in solitudine i suoi giorni.
Commovente il finale con la pianta di cactus che rimane il simbolo della relazione (e dell'amore) che ancora lega Hallie a Tom ed al mondo che lui ha rappresentato.
Un toccante addio al genere da parte di Ford, molto meglio del successivo (per quanto mosso da buone intenzioni) Il grande sentiero.
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