La recensione su L'uomo che uccise Liberty Valance

di Antisistema

10 stelle

Per costruire la frontiera ne è morta tanta di gente, una massa indistinta di uomini anonimi e oramai dimenticati, eppure il senatore Ransom Stoddard (James Stewart) torna a Shinbone per un funerale di uno di questi uomini, Tom Doniphon, o meglio... si celebra la morte di colui che lo interpreta; John Wayne, l'attore simbolo del genere che lo aveva declinato in tutti i modi possibili.

Ad un solo anno dalla fine della vecchia Hollywood, John Ford ci regala il suo testamento artistico sul western, con il film L'Uomo che Uccise Liberty Valance (1962) iniziando sin da subito con la morte del suo attore simbolo, reso omaggio da un altro attore importante del genere, James Stewart.

Il film parte quindi con un lungo flashback che ci mostra come era Shinbone un tempo quando arrivò il giovane Ransom ai tempi giovane avvocato che cerca fortuna sperandola come in molti di farla andando ad Ovest.

Shinbone è un paese che è già molto moderno, l'elettricità è arrivata e c'è anche una certa urbanizzazione ragionata, in sostanza poco a poco sta lasciandosi alle spalle lo stato di natura per abbracciare la civiltà. Grosso ostacolo è Liberty Valance, un uomo violento al servizio degli allevatori di bestiame della zona e simbolo del vecchio west selvaggio e ancora preda dello stato di natura dove vige la legge del più forte.

Ransom odia le armi e viene preso in simpatia dai molti abitanti del paese tra cui Hallie, figlia di immigrati che gestiscono una bisteccheria e da Tom (John Wyane), allevatore locale e fidanzato non ufficiale della giovane ragazza. Il giovane avvocato apre una scuola locale atta a favorire l'alfabetizzazione delle persone del paese, facendo si che escano dalla loro ignoranza e abbiano finalmente consapevolezza di sé stessi e dei diritti di cui sono portatori.

Tutto ciò non può che portare ad uno scontro aperto con Liberty Valance, il quale lotta tenacemente contro ogni tentativo di miglioramento che Ransom apporta al paese, di scontro in scontro si arriva al momento cardine del western, il quale però non aveva mai assunto connotati così drammatici in precedenza e angoscianti in precedenza; il duello.

Il giovane Ransom non ha molte speranze dato che Liberty Valance è molto più forte ed abile di lui con la pistola, ma deve abbassarsi ad affrontarlo perché deve difendere ciò in cui crede, anche a costo di doversi abbassare ad uccidere un uomo, cosa che và contro tutti i suoi principi.

Mai come prima il duello è stato così smitizzato e reso come l'amblema di uno stato di natura che ha fatto il suo tempo ormai, un metodo di risoluzione dei conflitti rozzo e barbaro, eppure necessario per sdradicare l'ultimo baluardo che si oppone al cambiamento e al progresso definitivo.

L'Uomo che Uccise Liberty Valance è un western crepuscolare, il quale inizia anche un revisionismo su certi archetipi che hanno reso immortale il genere, come la libertà derivata dalla frontiera, c'è chi la sfrutta in mobo sbagliato e chi sapientemente come Tom, l'ultimo eroe romantico e consapevole di aver fatto il proprio tempo, lasciando fama e gloria a Ransom, il nuovo che avanza e che per tutti sarà per sempre L'Uomo che Uccise Liberty Valance, perché quando la realtà incontra la leggenda, vince sempre la leggenda.

È un film particolare e maturo, tra l'altro girato in bianco e nero, anche per via del fatto che non vi sono i paesaggi sconfinati tipici del cinema del regista, ma si resta sempre in un luogo chiuso come il paese; ma più pragmaticamente Ford lo divette fare così perché la Paramount stava tagliando i costi, quindi o lo si girava così, oppure niente.

Buon successo ai botteghini con 8 milioni di incassi, la critica fu benevola seppur criticò gli ultimi 20 minuti a loro dire anticlimatici. Bisognerà aspettare l'inizio degli anni 70' con i lavori critici di Peter Bogdanovich per arrivare ad una rivalutazione e inserirlo nel canone dei capolavori assoluti Fordiani.