A Venezia alcune ragazze spariscono nel nulla. Un giornalista decide di indagare da solo sull'accaduto e si unisce a una comitiva di giovani straniere per far luce su quello che reputa l'operato di un disturbato serial killer.
Fra gotico e poliziesco, questo Il mostro di Venezia è un semisconosciuto film dello sconosciuto Dino Tavella, regista e anche sceneggiatore insieme a Paolo Lombardo, Gian Battista Mussetto e Antonio Walter; notizie su Tavella non sa darne neppure il web, Wikipedia lo ignora, mentre Imdb si limita a riportare che in quello stesso 1965 (fatto abbastanza sospetto, ma tant'è) girava la sua unica altra pellicola, dal titolo Una sporca guerra. Altrettanto sconosciuta, si capisce. Godibile il bianco e nero retrò, che aiuta a immergersi nella cupa tensione della trama e nelle lagunari, gelide acque dell'ambientazione; purtroppo va però indicata nell'evidente povertà del prodotto la prima causa dei suoi problemi. Anche a causa di essa il cast è assortito alla bell'e meglio, con interpreti in larga parte non professionisti (Luigi Martocci, accreditato come Gin Mart, Alcide Gazzotto, Maureen Brown, Viki Castillo e via dicendo: chiunque essi siano); ma la povertà, oltre che di mezzi, è anche di tecnica, fattore che sminuisce nettamente la portata artistica del lavoro e al contempo indica una delle ragioni plausibili per cui Tavella sia rimasto nell'anonimato. Qualche idea interessante, nella complicata trama, comunque c'è, anche se la messa in scena è spesso discutibile. 2/10.
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