Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
"L'uomo che sapeva troppo" è uno di quei rari casi in cui il remake risulta essere migliore dell'originale, la cui versione fu tralaltro diretta dallo stesso Hitchcock nel 1934 in Inghilterra. Entrambi i film possiedono, all'incirca, la medesima trama, ma vi sono anche delle sostanziali differenze: 1) L'ambientazione che si sposta dalla Svizzera all'esotico Marocco 2) Vi è uno stile meno improntato sulle scene d'azione (manca infatti la lunga sequenza della sparatoria finale o anche la battaglia con le sedie in chiesa) e maggiormente sulla suspense; francamente posso dire di aver trovato quest'ultime molto più coinvolgenti e stimolanti rispetto alle prime. 3) Fotografia dai colori sgargianti che sostituisce il bianco e nero espressivo dell'originale. Ancora una volta la trama, ricca di colpi di scena, delinea un topos tipicamente hitchcockiano: la vicenda di un uomo e di una donna, rispettivamente un dottore rinomato e una cantante famosa, che si ritrovano coinvolti in qualcosa di molto più grande di loro. La versione del '56 si segnala anche per una notevole e calibratissima commistione di diversi generi: spionaggio, thriller e addirittura commedia (humor quasi totalmente assente nella versione originale, se ben ricordo). Ma quello che conta di più è che Hitchcock sia stato capace di offrirmi (ancora una volta) una scena che incarna quello che è, a mio modo di vedere, il cinema puro; parlo ovviamente della celeberrima sequenza della Royal Albert Hall, caratterizzata dalla totale assenza di dialoghi per quasi 10 minuti, e dove invece la suspense, l'azione, il movimento, i personaggi e le loro intenzioni sono resi attraverso un uso pressochè perfetto e congiunto di musica, montaggio e regia. Probabilmente non è una delle vette del cinema hitchcockiano, ma ciò, in realtà, fa solo comprendere quanto sia mirabolante la filmografia di questo straordinario regista.
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