Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
La famiglia McKenna, Ben (James Stewart), un medico, la moglie Jo (Doris Day), una cantante che ha deciso di mettere da parte la carriera per stare a fianco al marito e il figlioletto Hank (Christopher Olsen), molto sveglio e simpatico, in vacanza a Marrakech, vengono avvicinati in apparenza in modo casuale da un uomo che li tempesta di domande (Daniel Gelin) e poi in albergo dalla (apparentemente) tranquilla coppia inglese dei Drayton (Brenda De Banzie e Edward Miles), coi quali a sera cenano tutti insieme: il giorno dopo però l'uomo misterioso viene pugnalato nell'affollato mercato cittadino e muore tra le braccia di Ben, sussurrandogli di un complotto ordito a Londra per uccidere un diplomatico, e subito dopo Hank, affidato ai Drayton, sparisce. I coniugi si trovano così, loro malgrado, coinvolti in un intrigo spionistico che li vedrà catapultati nella metropoli inglese, alla spasmodica ricerca del figlio sequestrato.
'L'uomo che sapeva troppo', auto-remake di Hitchcock del suo film del periodo inglese del 1934, segna il ritorno dell'autore, dopo due opere che potremmo definire 'leggere' a lavori più corposi ed impegnativi, con esiti molto felici sul versante hitchcockiano della Spy Story il cui protagonista è un uomo qualunque catapultato per caso in una storia più grande di lui, ma che, dopo un iniziale scoramento, si getta a capofitto nel tortuoso percorso irto di ostacoli all'apparenza insormontabili, forse con un pizzico d'incoscienza ma con grande forza d'animo e cocciutaggine.
Il film parte con toni da commedia, con l'allegra famiglia in un contesto rilassato ma che, pian piano, viene trascinata nell'incubo e nel dramma più sconfortanti: l'ironia quindi lascia ben presto il posto al dramma vissuto all'unisono dai McKenna e non ci sarà più spazio per i sorrisi fino a che il bandolo dell'aggrovigliata matassa verrà risolto.
Grandioso il lavoro sull'elemento sonoro, dalla clamorosa scena alla Royal Albert Hall, costruita su un crescendo emotivo al limite dell'insostenibile e quella all'Ambasciata, con Jo che canta la mitica 'Que sera, sera', rimpallata dal figlioletto che le ribatte fischiettando per farsi localizzare e Ben che lo cerca disperatamente, di certo la sequenza più toccante a mio parere dell'intera filmografia del maestro.
Stavolta vengono tralasciati elementi come la bionda virginale, dato che in questo caso il cuore di Doris Day palpita unicamente per il proprio figlio e le schermaglie tipiche di coppia, che vediamo d'abitudine, vengono in un attimo abbandonate per concentrarsi sulla causa comune.
Quasi perfetto il ritmo e va da sè che il duo James Stewart e Doris Day, pur al di fuori dei canoni tipici del cinema di Hitch, funziona a meraviglia.
Notevolmente superiore al predecessore.
Voto: 8,5 (v.o.s.).
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