Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Pur non avendo (forse) la stessa tensione narrativa di altri capolavori del regista, ho trovato questo film una delle pellicole più appassionanti di Hitchcock. Come sempre Hitch struttura la sua vicenda con il meccanismo del "MacGuffin": anche in questo caso sappiamo che verrà ucciso un uomo di Stato, ma non sappiamo (né ci domandiamo) di quale paese, o quali siano le ragioni che spingono i cospiratori ad attentare alla vita di costui. Viviamo invece insieme ai protagonisti una tragedia familiare, con il sequestro del figlio della inerme coppia, interpretata benissimo da James Stewart e Doris Day, due borghesi che si trovano coinvolti in un complotto di spie e assassini (anche questo un tocco classico di Hitchcock). L'azione inoltre, dopo una prima parte a Marrakech, in cui il regista indugia anche sulle tradizioni culinarie locali, si sposta a Londra, dove il piccolo è stato portato dai rapitori. La tensione cresce sistematicamente, anche con qualche parentesi ironica: la bella sequenza in cui James Stewart cerca di estorcere informazioni su suo figlio a tale Ambrose Chapel, che invece è solo il titolare di un laboratorio di imbalsamatori, strappa più di un sorriso. Fino ad arrivare ad una sequenza tipica del Maestro, nonchè quella più rappresentativa del film: il concerto alla Royal Albert Hall ove sfruttando un preciso momento del concerto (la percussione dei cimbali che avrebbe coperto lo sparo) si sarebbe consumato il delitto. Questa sequenza, che dura quasi 10 minuti riesce ad includere la disperazione della madre, consapevole della possibilità di evitare una tragedia ma altrettanto terrorizzata all'idea di perdere il proprio figlio, la tensione per l'imminente omicidio, l'azione da parte del protagonista che cerca, senza successo, di allertare le autorità sul pericolo in corso. Tutto questo sovrastato dalla musica che, come in un film muto, trasmette le emozioni sopra le immagini che scorrono (difatti tutta la scena è priva di dialoghi). La musica gioca ritorna a giocare un ruolo importantissimo in un'altra sequenza: oltre alla sontuosa cantata di Arthur Benjamin, risulta fondamentale la poi famosissima (scritta appositamente per questo film) Que sera sera che in una sequenza quasi commovente permette al figlio di farsi individuare dai genitori.
Brillante e ironico il finale, ove la coppia di protagonisti, che aveva lasciato un gruppo di amici ad attenderli nella propria suite rientra a notte fonda solo dicendo "siamo andati a prendere Hank".
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