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L'uomo che cadde sulla Terra

Regia di Nicolas Roeg vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che cadde sulla Terra

di alan smithee
8 stelle

La "caduta" sul pianeta, e poco dopo la vorticosa ascesa "gerarchica", di un extraterrestre che sfrutta le proprie conoscenze per arricchirsi: ma non per uno scopo fine a se stesso, bensì per soccorrere i suoi cari ed il suo pianeta da un grave problema. Grande Bowie, alieno androgino pallidissimo che si concede "integralmente" alla camera.

"Io vengo da un mondo spaventosamente arido. Abbiamo visto alla televisione le immagini del vostro pianeta. E abbiamo visto l'acqua. Infatti la nostra parola per indicare la Terra, significa "pianeta d'acqua"".

Ecco la vera ragione che spinge, un giorno qualsiasi, presso una valle sperduta del Kentucky, presso un laghetto, un oggetto non identificato precipita e da esso ne esce un individuo magro ed efebico che procede a passo intorpidito ed incerto verso il primo centro abitato. Ma tutto questo lo sapremo ufficialmente in seguito.

Ivi, in quel villaggio sperduto e ben poco ameno, l'individuo si procura qualche soldo svendendo un anello d'oro con delle iniziali. Quel poco che basta all'uomo per scalare, in poco tempo, svariate classi sociali ed accedendo in rapida successione all'olimpo che accoglie i più potenti ed influenti imprenditori statunitensi.

L'uomo infatti, i cui documenti individuano come Thomas Jerome Newton, è in possesso dei segreti (o brevetti) che gli permettono di essere fautore di una serie di scoperte straordinarie in diversi campi dello scibile umano: la cessione dei diritti degli stessi gli permette di divenire potente come pochi, ma l'uomo sceglie deliberatamente di restare sotto tono, lontano da riflettori e sempre sotto copertura, appoggiato da un uomo di fiducia incontrato poco dopo la sua apparizione iniziale, ed una donna, conosciuta per caso in un hotel.

Diventare potente non è la finalità dell'individuo, ma il mezzo per poter riuscire a tornare sul suo pianeta, forte delle conferme che il pianeta Terra dispone di quel bene prezioso, l'acqua, che tanto manca al suo pianeta, arso e assetato da molto tempo. In quel luogo lontano l'uomo ha moglie e figli, che desidererebbe rivedere al più presto, non fosse che circostanze avverse e l'intervento invasivo e cruento della CIA, finiranno per compromettere gravemente i progetti, fino a quel momento andati a buon fine, dell'esile e sinuoso extraterrestre.

Prima e probabilmente più nota ed apprezzata (assieme a Furyo di Oshima) apparizione cinematografica del grande cantante inglese, all'epoca trentenne, perfetto per il suo ruolo di uomo dello spazio dai tratti androgini e inquietanti.

Corpo magro ed esilissimo, snello e gracile, pelle bianchissima che rende plausibile lo pseudonimo di "duca bianco" spesso affibbiato alla sua immagine di rocker, Bowie è in effetti perfetto a rendere l'immagine di un umanoide inquietante e accuratamente travestito da essere umano.

La versione integrale del film prevede diverse scene di nudo anche molto esplicite, in cui le fattezze inquietanti e davvero quasi poco "umane" dell'attore e cantante si estrinsecano in scene di nudo anche frontale per quei tempi piuttosto insolite e coraggiose, sia per la star che per il regista.

Un Roeg ispirato e molto estroso traspone l'omonimo romanzo fantascientifico di Walter Tevis, dirigendo con la giusta ed appropriata atmosfera psichedelica il percorso irruento e inarrestabile di un'ascesa, e poi le difficoltà che assediano quell'essere solo ed indifeso, accerchiato da una società per lui estranea e che pretende spiegazioni e si mostra diffidente, se non decisamente ostile: "Foste venuti voi da noi sarebbe successo la medesima cosa", si consola l'alieno nel finale, che lo vede sempre più solo ed accerchiato, lontano dalla sua casa e dai propri cari. Un film che alla sua epoca poteva apparire avveniristico, ora sembra più inevitabilmente vintage, ma tutto ciò non lo danneggia, anzi lo rende un gioiello epocale e un pezzo unico, più riflessivo e complottistico che d'azione, di un genere, la fantascienza, molto affrontato dal cinema, ma spesso in modo più esteriore. 

Qui l'inquietudine dell'essere extraterrestre permane ed anzi risulta inquietante, pue essendo il protagonista un essere vivente in cerca di soccorso, più che una minaccia. 

Alcune semplificazioni (tipo il fatto che gli alieni scoprono la Terra guardando la televisione) appaiono oggi sin suggestive e quasi ironiche, ed il film, figlio coerente della sua epoca che cercava soluzioni avveniristiche che ora sono solo amabile vintage, appare un po' ingarbugliato certo, ma piacevole ed interessante fino al finale, triste e rassegnato. 

 

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