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How To Win At Checkers (Every Time)

Regia di Josh Kim vedi scheda film

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La recensione su How To Win At Checkers (Every Time)

di OGM
6 stelle

Crescere: un compito da non prendere alla leggera. Soprattutto se il mondo dei grandi è tanto difficile da capire.

Essere fratelli è un gioco da ragazzi. Si può pensare di farlo sul serio, soprattutto quando la vita ti viene a cercare. Ad Ek e Oat ciò continua a succedere: hanno perso la madre, poi il padre, adesso sono affidati alla zia,  mentre sono affacciati all’età matura, fermi sul limitare di un mondo un po’ strano, che sembra uno scherzo, però non lo è. Forse le sue vicende sono solo gli intervalli tra una partita di dama e l’altra, il contenuto variegato che riempie, a modo suo, uno spazio altrimenti condannato a rimanere vuoto, immerso nell’attesa di non si sa che cosa. Per i due ragazzi – il minore dei quali è ancora un bambino – il futuro non esiste se non nella tacita paura che tutto, un giorno possa finire: l’amore tra Ek e Jai, la loro infantile complicità, le corse in motocicletta, il gusto di stare insieme senza nessun altro motivo che quello di condividere un’acerba emozione. Il film di Josh Kim unisce lo spirito di due racconti di Rattawut Lapcharoensapdedicati al problema di crescere senza poter decidere il proprio destino. Il povero orfano è in balia dell’altrui volontà, di quella che lo relega nel fondo, nel ruolo di coloro che non contano nulla, perché non hanno i soldi necessari a oliare gli ingranaggi e risultare vincenti. La periferia di Bangkok, dove si annidano i germi della corruzione di quartiere, è un ambiente desolatamente violento, che esaspera i contrasti, trasformando la sfortuna in tragedia. Il disagio, inteso come vivaio della diversità, è una realtà marginale da cui non può scaturire nulla di buono. Può esistere solo nella dimensione intima e fragile di un giovane cuore che batte, anche se sempre più disperatamente, in maniera disordinata, nel suo vagabondare alla ricerca di una immaginaria via di uscita. Mentre la zia coltiva le sue scaramantiche superstizioni,  ai nipoti non restano che i miti consumistici del fast food e quelli trasgressivi delle anfetamine, delle ebbrezze procurate dagli artifici di un potere solo sognato, provvisorio e strettamente personale. La grandezza è un miraggio che dall’anima si proietta gioiosamente verso il cielo, a bordo di un mito innocente e fantastico come l’invincibilità, o la facoltà di condizionare il corso degli eventi con curiosi riti propiziatori. A volte prende le sembianze di una bottiglia di whisky da rubare e donare per ottenere favori, come se l’imitazione degli affari dei grandi bastasse a cambiare le cose. La storia procede timida e placida, come le fasi incerte di un’esplorazione, tra un momento divertito ed un piccolo scorcio di terrore. Nel frattempo il mostro si nasconde dietro le quinte, da dove, ogni tanto, occhieggia con malizia, alludendo ad un pericolo che sembra ancora lontano. Un pericolo che, però, in un attimo, sarà lì, a portare via ogni illusione, perché la magia non è di questa terra, e anche gli incubi se vanno con un alito di vento, dopo aver fatto enormemente male.    

 

How to win at checkers (every time) ha concorso, per la Thailandia, al premio Oscar 2016 per il miglior film straniero.  

 

scena

How To Win At Checkers (Every Time) (2015): scena

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