Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Il club (2015): scena
Santa Romana Chiesa ha imparato a nascondere le mele marce, togliendole dal cesto in cui sono stati inficiati la bellezza ed il sapore dei frutti di Dio, riponendole, invero, in luoghi isolati ma non così lontani dalla vista dei propri fedeli, perché un conto è togliere la luce dall'esistenza, un conto è lasciare che la luce filtri dalle finestre socchiuse, affinché una parvenza di normalità allontani il sospetto di qualsiasi forma di amoralità, rischiarando sommessamente una presenza abilmente celata.
La chiesa cilena ha imparato a rinchiudere i propri preti, deviati dall'ortodossia, tra le mura di case accoglienti, scrigni di una vita ritirata di preghiera e fede. Nella casa sul mare vivono, ai lembi della comunità, una suora e quattro preti. Suor Mónica indossa le vesti della carceriera e della perpetua. Si accerta che i preti non lascino la casa, non sprechino tempo sotto la doccia indulgendo nell'autoerotismo, rispettino le regole della convivialità, preghino il signore, accentrando su di sé quel potere speciale che la pone, lei donna, in una posizione di superiorità verso loro, uomini, da sempre privilegiati dalla religione cristiana. Suor Mónica, ex suora, ed ex madre affidataria, dalla mano veloce e pesante, ha sempre desiderato esercitare il controllo e veder scorrere tra le mani il potere riservato ai maschi. Padre Vidal si è guadagnato la casa dall'intonaco giallo perché omosessuale e per giunta pedofilo, perché gli risultava più facile convincere un bambino a regalargli l'amore. Padre Ortega è stato scoperto a vendere i bambini delle favelas a coppie di ricchi e facoltosi borghesi senza figli, senza il consenso delle madri biologiche. Padre Silva ha assolto, in confessione, i crimini più orrendi, nel suo ruolo di cappellano militare. Conserva nella memoria tanti scomodi segreti che potrebbero esporre clero e membri del regime, se svelati, alla gogna mediatica, compromettendo quel po' di equilibrio faticosamente costruito intorno alla chiesa durante la democrazia costituitasi a Santiago nel dopo Pinochet. L'anziano Padre Ramírez, infine, è rinchiuso in quella casa da così tanti lustri che nemmeno ricorda il motivo. Ma non c'è di che stupirsi visto che spesso non ricorda il proprio nome mentre il dossier che lo riguarda è sparito per evitare gli imbarazzi di una così lunga prigionia.
Il club (2015): Alfredo Castro
La fragile armonia che avvolge il rifugio viene scossa dall'arrivo di un sesto ospite, Padre Lazcano, che, inconsapevolmente, si tira dietro da Santiago un parrocchiano logorroico, le attenzioni sgradite della polizia ed infine quelle ancor più moleste dei vertici della chiesa che inviano sul luogo Padre García, intellettuale che appartiene a quell'ordine di impiccioni che è la compagnia di S. Ignazio di Loyola, croce e delizia della cristianità.
Pablo Larrain usa il contagocce per farci ingoiare la purga. La medicina è disgustosa e a scoprirlo pian piano è il giovane e colto padre psicologo che ha il dovere di intrattenere degli scambi verbali con ciascun ospite della casa per stabilire le responsabilità dei fatti accaduti all'arrivo di Lazcano, che le gerarchie ecclesiali avevano mandato in quel luogo di resipiscenza per ripudiare, in silenzio, il proprio peccato. Ma il vero compito del gesuita non è quello di mettere luce piuttosto quello di chiudere porte e finestre e calare l'oscurità sulla casa, un progetto radicale di pulizia che i membri del "club" non possono accettare e che porta a reazioni violente e feroci, rintuzzate da astuzia e sagacia di pari valore.
Larrain lascia García macerare nell'omertà dei religiosi concedendo a lui, e a noi, mezze verità, allusioni e indiscrezioni che, schiarendoci man mano le idee sui peccati nascosti nella dimora dalle mura gialle, rendono nitido un quadro senza contorni iniziali. Un quadro illuminato in maniera esemplare dai bagliori naturali del tramonto e dell'alba che, inondando i corpi e i visi dei protagonisti, restituiscono nere silhouette dai margini indefiniti come il passato nascosto nei cuori dei reclusi. Larrain ed il fido direttore della fotografia Sergio Armstrong sfruttano ripetutamente la luce che irrora i riquadri penetrando la scena da dietro le spalle dei personaggi. L'effetto ottico è accecante. I contorni dei volti sono risucchiati da un buco nero che ne riduce le proporzioni. Le inquadrature contro luce sono la norma sia che Vidal e gli altri siano fuori casa, in prossimità della spiaggia o sul promontorio ad osservare le corse del cane, sia che essi siano comodamente seduti davanti all'inquisitore con una finestra dietro la schiena.
Il club (2015): Alfredo Castro
La luce deformando volti e corpi ci racconta di un universo nebuloso ove bene e male sono mescolati e non c'è modo di raccontare un'univoca verità. L'impossibilità di arrivare ad una verità riflette l'impotenza della giustizia che non è riuscita, salvo pochi casi, a pretendere il giusto risarcimento di una condotta morale esecrabile in un paese, spesso, complice della dittatura politica e religiosa. Il regista non cade nella trappola di una rappresentazione semplificata dei personaggi e concede loro la possibilità della difesa personale, come in ogni tribunale che si rispetti, financo garantendo la possibilità di auto-assoluzione. Vidal appare persino simpatico nel cercare il dialogo con i giovani surfisti, umano nel redarguire con astio la suora assassina, triste e sconsolato nell'evocare il desiderio di una sessualità osteggiata a priori dalla propria scelta di vita. Si pensa che i segreti di Silva stiano meglio sepolti nella sua memoria per consentire al paese di voltare finalmente pagina e ci si trova a pensare che quei bambini portati via alle loro madri avrebbero fatto una ben misera vita, sarebbero cresciuti analfabeti e ritrovati in un fosso, non ancora adulti, con una pallottola nella schiena o un ago nella vena. Mentre i dubbi sull'operato degli uomini si insinuano e si scopre la mancanza di una giustizia laica nel Cile di Pablo Larrain, quella riconosciuta da autorità statali competenti, si sviluppa in seno alla piccola comunità una giustizia del compromesso, nell'imprevedibile finale, a cui il gesuita, simbolo di un rinnovato modo di pensare, ricorre per evitare scandali e ottenere, soprattutto, la vera espiazione dei peccati rimasti impuniti, che non è una casa comoda ed isolata retta da litanie e vuote preghiere ma la convivenza costante del frutto marcio del peccato con l'uomo che, con la sua azione, l'ha prodotto. Non c'è nulla di più subdolo che ricordare ai peccatori i propri misfatti, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto. La redenzione, quella vera, passa attraverso la purificazione ininterrotta dell'anima e solo il bene arrecato al bisognoso, al viandante, al senza tetto rende beati i cuori e candide le anime.
L'astuta vendetta di Larrain è la giustizia che grida forte nella coscienza accompagnando il colpevole fino alla fine dei suoi giorni.
RaiPlay
Il club (2015): Antonia Zegers
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Gian, di certo non ti manca "Il Caso Spotlight", ma non so se hai avuto modo di vedere "Grazie a Dio" di Ozon ( se ti manca te lo consiglierei vivamente). Anche in questo caso, come nel primo seppur in maniera totalmente diversa, siamo di fronte ad una storia vera, una "storiella" piuttosto pesantuccia non delle più "edificanti" e che riterrei ben lontana dai miti "insufflati ad arte", puoi esserne certo!
Li guarderò senz'altro io Paolo!
Scusate se mi intrometto ma quel suggerimento non credo fosse rivolto a te ma a @giansnov89 e lo deduco da due elementi: il primo è quello fornito dall'introduzione del commento stessi: "GIAN: di certo etc. etc": I secondo deriva invece dal fatto che credo che sia stato scritto da un estimatore proprio di @giansnov89 visto che ha datato l'utilità anche a quella delirante recensione de i diavoli (davvero indifendibile ) dal quale il nostro - vigliaccamente ha tolto tutti i comementi impedendone l'introduzione di nuovi .Visto che ci sono, mi piacerebbe conoscere le ragio9ni per le quali a lui eè risultata utile quella reecensione, (la risposta ovviamente non è dovuta ma sareebbe graditra perchè mi aiuterebbe a capire ikl qualcosa di più su questo annoso argomento che a me sembra spesso una specie di "cortesia per gli ospiti"
-Presumo Roberto avesse intuito che il suggerimento era per Gian, non per nulla ha inserito il pronome " io " nella risposta, nel senso " l'hai suggerito a lui ma lo guarderò senz'altro io":-).
- Sull'utilità, legittime le tue perplessità Mille, ma dietro non c'è una motivazione particolare che non sia quella dovuta alla concomitanza tra la mia non conoscenza del film e la "fiducia" che normalmente ho sempre avuto per le opinioni dell'utente in questione con il quale, ribadisco, ho sempre osservato quell' atteggiamento di reciproco rispetto alla base del quale rimane la fondamentale dignità dei diversi pdv ( per il film in questione, non avendo avuto io il piacere, intendo il pdv degli altri utenti :- )
@pippus e @killertropico avevo inteso bene che il consiglio non era per me. Tuttavia lo faccio mio (insieme a quello di @cherubino) non avendo ancora visto il film di Ozon (dalle mie parti introvabile) ne "il caso Sporlight" che non riuscì a vedere al cinema perché occupavo le poche ore libere a dormire per recuperare le notti insonni del mio bimbetti. Ah ah. Buon giorno a tutti
:-))) infatti, questo è ciò che intendevo nella mia risposta.
In compenso Roberto, ora che il piccolo dorme di più ( mi auguro per te:-), cerca di recuperare in qualche modo entrambe le pellicole che credo imprescindibili per una corretta ed informata storiografia degli eventi in esse riportati. Buongiorno anche a te.
Lo avevo capito anche io ovviamente ma la mia voleva essere una specie di provocazione: ho colto la palla al balzo per riproporre un quesito che i cancellamenti dei commenti in calce a quella recensione a I diavoli che sembra davvero"Escrementi d'una mente perversa e ignorante." (perfetta definizione non del film ma della recensione stessa) aveva reso nulla. Bastava digitare uno dei tre limk proposti da @Kotrab o guardare la scheda che ha praticamente voti soltanto voti positivi o eccelsi per capire che qualcasa non andava in quella trivialità di esposione del nostro e consigliare di conseguenza di non dargli- almeno questa volta - troppo credito (questo per dire che le utilità dovrebbero essere una cosa seria e spesso invece non lo sono o sono tutt'altro è che la risposta non solo non mi ha convinto ma ha reso ancor più radicale la mia convinzione). si ritorna così a quel problema annoso delle cosiddette "cortesie per gli ospiti" che a scanso di equivcoi, vuole essere semplicemente una metafora.
Ciao @mille, si , mi è ben chiaro il tuo condivisibile pdv, penso, e spero, che il mio sulle tematiche di Larrain ( e del Club in questo caso) siano altrettanto chiare. Sui benedetti "Diavoli", quando ho letto le "pesanti " affermazioni del top user Gian, non erano presenti commenti ed io non ho aperto la scheda. Difficilmente, col senno di poi, quando visionerò il film ( a questo punto me lo impongo) condividerò il suo parere e sarà mia cura postare un commento in calce alla rece. L'utilità rimarrà, ma va bene così, sai quante volte ( peraltro ricambiate) ho cliccato recensioni di opinioni opposte alla mia ( me ne viene in mente una per tutte, puoi visionare i reciproci "improperi", miei e di GIANNI SV sulle rispettive rece relative al tarantiniano The Hateful Heigt, la sua con una stella ha la mia utilità e la mia con cinque stelle ha la sua! Così usiamo fare:-)))
Un salutone.
Coi voti eccelsi onestamente mi ci pulisco il didietro. Li rispetto, ma quel che conta per me è ciò che ho visto io, ossia una farsaccia orribile da qualunque punto di vista. Non ti permetto in alcun modo di ridicolizzare, come hai fatto, il mio giudizio, motivato. Pondero ogni valutazione con enorme cura, perché ci tengo ai film che guardo, sono scelte che faccio coscientemente, e ci penso cento volte prima di stroncare. Credimi che in questo caso, per quanto mi sia impegnato, non ho trovato nulla da salvare. Quanto alle cancellazioni dei commenti in calce alla recensione, è stata una mia scelta, perché certi argomenti mi fanno venire l'ulcera e non ho voglia di discutere, tanto il tipo di interlocutori e di argomentazioni è sempre lo stesso, e non c'è modo di venirne a capo pacificamente... Metodo grossolano e infantile per risolvere la questione, lo ammetto, ma la mia salute è più importante
Se si riferisce a me questo commento a scoppio ritardato ti rispondo calmo e sereno: tu puoi pulirti quel che vuoi e con la carta che più ti aggrada. questi sonoi affari tuoi ma credimi: definire I diavoli una farsaccia orribile, è (quella sì) un'eresia. E non aggiungo altro perchèho già detto prima tutto quello che volevo dire e non rinnego nemmeno una parola. La salute è indubbiamente più importante (e questo vale per tutti ma allora non capisco questo tardivo "ritorno di fiamma" che riapre un argomento che a mio avviso era già chiuso., Del resto sei stato tu a cancellare quei commenti (che è una cosa che non si dovrebbe fare mai (almeno su questo spero che concorderai) Se li avessi lasciati al loro posto, dopo il primo commento (cancellato) sicuramente mi sarei fermato lì e non saremmo qui con una discussione che sta rubando spazio a questa bella recensione della quale siamo entrambi ospiti.
Perdonami, ma di film indiscutibili non ne esistono. Non nel momento in cui Ingmar Bergman dice che Quarto potere è una noia assoluta. Figuriamoci se può essere un'eresia sostenere che l'oggetto del contendere sia orrendo. Se poi a te e alla maggior parte delle persone di questo pianeta è piaciuto, va bene, lo accetto, obtorto collo, ma lo accetto. Che tale gradimento sia indicativo dei mores decadenti di questi mala tempora che viviamo, quello è un fatto accessorio
Chiedo scusa subito a obyone se continuo con un discorso che appunto dovrebbe aver corpo da ben altra parte... Io vorrei solo precisare un concetto che mi pare importante: è vero che sono possibili giudizi di ogni tipo su qualunque film (a seconda del proprio bagaglio culturale generale e specifico e in base alla sensibilità personale). Infatti a me non importa nulla se al diretto interessato non piace "I diavoli", ma non è possibile ignorare e contrastare i FATTI oggettivi, gli accadimenti storici. Quindi non si può nemmeno urlare che Ken Russell sia un ignorante o quel che è stato detto: gli eventi storici sono la base, il punto di partenza di un romanzo, un dramma teatrale, un'opera lirica e film (come minimo). Stile bocciato? Pazienza... Passo invece ora alla questione utilità perché quel che ho letto sopra mi fa inorridire: lo scambio di utilità. Assurdo e disonesto. Io guardo un film, leggo una recensione, se sono d'accordo ed è fatta sufficientemente bene (anche corta, non importa), la voto. Altrimenti non funziona e non ha senso, come non funzionano tante cose nella vita fuori da questo sito, in quell'ambito enorme e cancerogeno dell'ipocrisia.
La questione del mercimonio dei "mi piace" è di lana caprina. Lo spirito con cui scrivo le recensioni è perché facciano da memorandum per film che mi hanno ispirato qualcosa, nel bene o nel male (in questo specifico caso: nel male!), così da poterle richiamare nel futuro, ove servisse. Non scrivo per altri, non ho questa presunzione: so di dire tante vaccate, ma sono anche cosciente di dirle con la mia testa, e tanto mi basta. La fedeltà a me stesso è l'unico fatto che abbia rilevanza. Se qualcuno legge i miei belati e li trova addirittura utili, bene. Voglio sperare che nessuno regali i "mi piace", siamo persone adulte. Se qualcuno ha da esprimere un appunto sensato, meglio, c'è caso che io impari qualcosa di nuovo. Se però la critica diventa terreno di biasimo e di spernacchiamento di una mia idea personale ponderata, non mi sta più bene.
Il punto, caro pippus, è che il fenomeno non ha quell'estensione di cui i media, tra cui disgraziatamente anche il cinema, vorrebbero convincerci. Ci sono i numeri che lo testimoniano. Abbiamo avuto di recente il famoso scandalo Pell, mostrificato sui giornali di tutto il mondo, però poi lo assolvono e non ne parla nessuno. Non basta che escano un film, due film, tre film, di grande successo su una certa vicenda, benché vera, per poter parlare di emergenza, perché l'emergenza non c'è, è un'emergenza percepita. Questi gallinacci si incuneano nella narrativa dominante per raccattare premi di qua e di là. "Il club" mi ha fatto particolarmente imbufalire perché non è nemmeno reale, ed intanto ottiene l'effetto di avvelenare ulteriormente il clima, che è già pesante. Spotlight non lo guardo perché so bene che gli darei 1, il connubio americanata-predicozzo-anticlericalismo è troppo letale perché possa pensare di cascarci.
Sarebbe tanto ovvio quanto inappropriato pensare a "Il club" come a un film di denuncia, coraggioso atto d'accusa verso l'istituzione cattolica, a un tribunale cinematografico che si prefissa di smontare i pilastri della Chiesa. No, "Il club" è per il cineasta cileno un'altra tappa di un itinerario che fotografa il Dio Potere che tutto genera e tutto distrugge. L'uomo, innanzitutto.
E, come suggerisce il quieto ma agghiacciante finale, soprattutto una disperata riflessione sull'inscindibilità tra luce e tenebra, bene e male. Di ogni razza o religione, fuori e dentro la Casa del Signore (Diego Capuano). Ma che te lo dicoi a fare? Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire... non c'è nessun cieco peggiore di chi non vuol verdere. Tu sta facendo come lo struzzo che nasconde la testa nella sabbia per non vedere... per non guardare) Questo film è proprio il contratrio di quel che dici e pensio perchè il suo discorso è più profondo e generale (e torna inevitabile una parola che forso non conosci bene; METAFORA. Per leggere la realtà guardati Spotlight invece sarebbe salutare.. ma senza quel pregiudizio che ti appannerebbe la vista. Lì di vertità provate, di fatti documentati ne trovi quanto vuoi... (quella è una storia vera e nemmeno tu potresti negarlo se volessi essere onesto anche con te stesso). Guardati soprattutto il film di Ozon che fa parlare le vittime (e il loro atto d'accusa è inappellabile) e mostra pure le dannose (tragiche) conseguenze che i vergonosi atti perpetrati a danno dell'innocenza dei bambini da questi presunti santi uomini di chiesa, hanno lasciato nelle loro anime.Tu non vuoi bene alla tua Chiesa gli fai solo del male continiando a negare l'evidenza che mi fa immaginarti ostile anche nei confronti di papa Francesco. Comunque contento tu, contentoi tutti e se proprio non vuoi sveglairti dal tuo torpore ... continua poure così tanto è solo cinema no?
Su Spotlight ho letto tante voci meno entusiaste, naturalmente fuori dal circuito dei soliti noti. Non gli do voto uno senza guardarlo perché sono una persona di onestà specchiata. E torno a ripetere che la pedofilia è un problema non solo della Chiesa, anzi, la Chiesa rappresenta lo zero virgola zero zero del fenomeno. Però i film li fanno solo sulla Chiesa. Chiedetevi il perchè.
Gian, non posso davvero non condividere quanto esposto da @mille su Spotlight e Grazie a Dio ( film già accennati in un mio precedente commento a te rivolto), ma occorre forse qualche parola in più e, avendo tu la stessa età di uno dei miei tre figli ( il secondo), mi rivolgo a te quasi come come un babbo, diciamo uno zio!
Hai ragione quando affermi che si tratta di poche mele marce, e meno male! Nessuno afferma che siano molte o addirittura la maggioranza, però anche solo una in certi casi può sortire effetti devastanti ( il caso riportato da Ozon ad esempio; anche se in Spotlight per contro sono parecchie decine e tutti documentati). Altro contesto ma fai caso ai carabinieri che hanno ucciso Stefano Cucchi, erano in pochi ma ne ha risentito tutta l'Arma. Ovvio, non possiamo generalizzare come inevitabilmente capita , ma non possiamo nemmeno far finta che il problema non esista. E te lo dice con convinzione il pippus che non è di parte! Già, perché l'agnostico pippus, ex prof in pensione, oltre a scrivere elucubrazioni di cinema su film tv e non di cinema per conto suo, oltre a stare ore al telefono o di persona con gli amici a disquisire sui Massimi Sistemi ( o massime minchiate come dice la moglie), è anche volontario due giorni a settimana nella sede centrale del Cottolengo di Torino ( la cosiddetta " Piccola casa della Divina Provvidenza"). E ti chiederai: "e che ci fa un agnostico in una struttura cattolica per eccellenza?" Ci fa quello che fanno tutti i cattolici ( suore e fratelli cristiani con i quali ho un ottimo rapporto di stima ed amicizia), però con convinzioni divergenti, in particolare sulla Provvidenza che praticamente tutti gli operanti all'interno della "Piccola Casa " ( che ormai è estesa quasi come un intero quartiere di Torino) definiscono "Divina", mentre per lui è semplicemente "Umana". Ah, lo so che poi è ben difficile disquisire sulla loro convinzione che la Provvidenza agisca direttamente sulle azioni che, a detta loro, in tal modo sembrano umane ma originano da una "spinta divina! Ma questo è un altro discorso al quale potremmo abbinare la domanda sul motivo per cui la stessa Provvidenza non agisca sulle mele marce in ambito cattolico prevenendone i misfatti ( una risposta che mi era stata avanzata affermava appunto che tali mele ben poco hanno a che fare con il contesto spirituale ma fin dall'inizio, data la giovane età dei ragazzi che lo frequentano, lo sfruttano subdolamente e appositamente per i loro mostruosi fini).
Riassumendo Gian, se mi posso permettere, non essere prevenuto, apriti tranquillamente alla visione della realtà che a volte non è edificante ma non per questo lo deve essere tutta la struttura che sovente ( come appunto il Cottolengo, struttura ormai a livello planetario) non solo è edificante ma, e te lo garantisco da agnostico al suo interno, è esemplare ed assolutamente essenziale in tutte le sue encomiabili assistenze, proprio come essenziali sono i 1200 volontari che ne fanno parte. Anzi, il prendere atto di quanto marce siano alcune mele, potrà aiutare nell'apprezzare la stragrande maggioranza di quelle che marce non sono.
Questa operazione non è sempre facile, a volte occorre andare contro i propri principi o le proprie convinzioni e questo può non essere indolore, ( ti sia sufficiente constatare con quante correnti contrarie conservatrici si ritrova a combattere il povero Francesco, persona limpida nella sua semplicità e per questo avversato a volte in maniera davvero scandalosa -- vedi ad esempio alcuni discorsi di Aldo maria Valli, scandaloso--).
Bene, mi scuso con Roberto per questa tiritera sui suoi spazi ma confido nella tolleranza essendo tutto sommato l'argomento non così fuori tema.
Un salutone collettivo.
se passate il link a larrain, vedrete che ci fa il prossimo film... e @giansnow89 il prossimo intervento sulle 'cose inopportune' che è il caso di non insufflare... https://www.corriere.it/sette/esteri/19_ottobre_31/inuit-dramma-bimbi-perduti-morti-gelo-malattie-canada-d1c08928-fb2a-11e9-b1c6-a381abba5d9f.shtml
Ho letto l'articolo. Molto interessante. Purtroppo sono cose che sono capitate anche in Australia, agli antipodi. Ne sentivo parlare poco tempo fa in una trasmissione televisiva. Larrain ha da fare con Lady D. ma non sarebbe male sperare che un film di questo tipo lo girasse proprio un regista Inuit.
Di argomento simile all'articolo che hai condiviso ti consiglio, intanto, Samiblood. Tanto per restare a Nord, ma più vicino a noi, quasi a ricordarci che i mali non sono così lontani.
Ciao Roberto
https://www.filmtv.it/film/125133/sami-blood/recensioni/919739/#rfr:none
Che perla straordinaria questo film, recensito in maniera altrettanto straordinaria. E' questo il cinema di impegno civile che meritiamo. Non un film a tesi in cui il bene è solo da una parte ed il male solo dall'altra, ma un affresco variegato del sottobosco psichico dell'animo umano. Tematicamente straordinario nella sua durezza (mi ha ricordato un po' Todo Modo di Petri) e tecnicamente eccelso (come ricorda spopola nei commenti a proposito delle lenti anamorfiche russe).
Hai usato la parola giusta per descrivere questo film: resipiscenza. Questo filmone è una straordinaria riflessione sulla resipiscenza - individuale, collettiva, etica, politica, temporale. E, soprattutto, non dà giudizi, non dà risposte. Come solo i grandi film sanno fare, suscita domande. Domande spesso sgradevoli ma a cui bisogna sforzarsi di rispondere.
Grazie per averlo recensito così bene
Grazie Luigi per i complimenti e l'entusiasmo che mi hanno fatto molto piacere. Trovo che Pablo Larrain ponga sempre molte domande nel suo cinema e non si affretti a dare giudizi lapidari sui suoi personaggi che spesso sono orribili ma non del tutto privi di quel briciolo di umanità che lo spettatore non sempre è disposto a concedere alle sue creazioni. Se hai tempo da perdere ho pubblicato un post su "Alfredo Castro" in cui ci sono estratti di interviste all'attore (per molto tempo suo pupillo e interprete dei suoi personaggi) e alcune mie brevi considerazioni sulla natura umana degli uomini da lui interpretati. Questa capacità di dipingere un'umanità complessa Larrain l'ha impiegata anche per personaggi meno "brutali". Mi riferisco ad esempio ad Ema della omonimo film o alle "first Lady di "Jackie" e "Spencer". Ho sempre trovato i ritratti di Larrain molto stimolanti.
Ti ringrazio del passaggio che mi ha dato modo di rileggere quanto scritto e ricordare questo bellissimo film. Un utente mi ha scritto una volta che do' il meglio con Larrain. Spero di essere all'altezza anche la prossima volta.
;-)
Ciao Roberto
Sto recuperando molta roba di Larrain in vista dell’imminente uscita di Spencer e, per ora, non sono rimasto deluso neanche una volta. Recupererò ogni tuo scritto in merito: se valgono anche solo la metà di questo su El Club, allora ne sarà valsa la pena. Grazie a te Roberto
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