Regia di Patricio Guzmán vedi scheda film
L'acqua come indizio:elemento testimoniale, fulcro di una indagine che spazia per tematica, specializzazione scientifica e costituisce un materiale rivelatore di genocidi e violenze perpetrate in epoche differenti tra gli arcipelaghi cileni. Un'esperienza altamente affascinante, oltre che una lezione civico/morale forte dal potentissimo impatto.
L'acqua come indizio: elemento testimoniale, fulcro di una indagine che spazia per argomento, tematica, specializzazione scientifica e costituisce un vero e proprio materiale rivelatore di genocidi e violenze perpetrate in epoche differenti tra le paludi e gli arcipelaghi cileni. La massa d'acqua diviene l'elemento di base e il perno rivelatore, quello che permette di risalire alle ingiustizie e alle violenze che da sempre caratterizzano le varie epoche dell'esistenza dell'uomo sulla terra. Il primo "Button" è l'indigeno che, nella prima metà dell'800, viene portato da un giovane comandante di marina in Inghilterra per tentare l'esperimento di civilizzazione occidentale: di fatto distruggendo un essere umano, privato della sua personalità e delle emozioni derivanti dall'appartenenza ad un mondo che non ammette interferenze a patto di non risultare corrotto in modo indelebile.
Il secondo "bottone", è un vero e proprio oggetto sartoriale ritrovato nel fondali marini incastonato tra i reperti ferrosi di antichi binari in disuso: pratica efferata con cui venivano portati alla morte i dissidenti del regime dittatoriale di Pinochet, gettati da elicotteri e scaraventati in mare ed annegati, ove non trovassero la morte direttamente con l'impatto.
"L'attività della mente umana assomiglia, nel suo comportamento duttile, alle grandi masse d'acqua: entrambe riescono ad adattarsi a tutte le superfici e a tutte le caratteristiche".
Questo il fulcro e l'essenzialita' geniale che il film riesce a raccontare tra fascinazione e sconcerto.
La regione della Patagonia occidentale, quella cilena appunto, è un territorio sperduto ed isolato che tuttavia ha permesso a comunità umane di viverci in perfetta armonia col territorio per oltre 10 mila anni, nonostante le avversità climatiche e logistiche a volte insopportabili. Oggi tutta questa civiltà è pressoché scomparsa, devastata dalla civiltà occidentale che ha, consapevolmente o meno, raso al suolo intere culture, usi, costumi, in nomecdi una conformità ad idee e preconcetti qui, in capo al mondo, in un altro mondo, completamente avulsi.
Allo stesso modo nel risultato, ma in forme e modalità ancora più spietate e spesso sotto forma di regini e dittature assolute come quella di Pinochet, la prepotenza umana ha devastato e perseguito chiunque trovasse il coraggio di ribellarsi per non uniformarsi alle sue regole.
L'acqua, elemento comune in tutto il sistema solare, seppur presente, su altri pianeti, sotto altre forme e consistenze, è la fonte primaria, lo specchio e la testimonianza di tutto ciò che è stato e che sarà.
"La memoria dell'acqua" è un documentario molto suggestivo e affascinante, in grado di testimoniarci la presenza di un elemento che diviene un essere quasi superiore, e se non giudice, almeno testimone dei fatti e dei misfatti che hanno caratterizzato le varie epoche storiche di cui l'uomo è stato testimone.
Il premio "Orso d'Argento per la migliore sceneggiatura" alla Berlinale 2015, se appare a prima vista un anacronismo in un documentario, trova la sua pertinente giustificazione nella potenza delle immagini e nella seducente narrazione che da esse scaturisce: dalla visione se ne ricava un'esperienza altamente affascinante, oltre che una lezione civica e morale di forte, potentissimo impatto.
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