Regia di Hamed Rajabi vedi scheda film
In una realtà di oppressioni sociali più o meno latenti come quella iraniana, Nahal è una donna che ha tutte le ragioni per essere felice. Apparentemente amata e rispettata dal marito e dalla famiglia, Nahal soffre da sempre di una depressione cronica che purtroppo rimane incompresa ai suoi cari che tuttavia continuano pazientemente a trattarla con amore. Quando la donna subisce un aborto spontaneo, pur senza confessarlo a nessuno trova in questa situazione una valida scusa per dare finalmente di matto. Il regista, con la metodicità tipica del cinema iraniano e con un'ironia molto tirata (voluta o meno) mostra la donna degenerare in una spirale di silenziosa e solitaria follia e commettere una serie di suicidi economici che portano il marito sull'orlo della disperazione, incapace di comprendere le cattiverie gratuite e vendicative della moglie. La tensione Hitchcockiana costante è garantita dalla condizione dello spettatore come unico detentore del segreto della protagonista, che si rifugia spesso nel silenzio quando le vengono chieste le ragioni delle sue azioni.
La verità sembra sempre dover saltar fuori da un momento all'altro, e forse proprio qui si può rintracciare l'unica grossa mancanza del film. Il continuo rinvio del piacere (per lo spettatore) è frustrante e il soffertissimo scioglimento della tensione avviene fuori campo, in un momento che non ci viene mostrato, bensì direttamente bypassato. Questo ovviamente ci viene giustificato come una "scelta voluta", e effettivamente la cosa avviene con una certa eleganza. D'altra parte però potrebbe anche essere considerata come una mancanza di coraggio, perché questa, se non fosse stata la scena più efficace del film sarebbe certo stata quella più debole che rischiava di affondarlo. Come insegna Matt Damon ne "Il giocatore", non puoi perdere quello che non metti nel piatto, ma nemmeno vincere. Così facendo infatti il regista Hamed Rajabi non ha rischiato il naufragio, ma nemmeno il decollo che poteva portare il film a livelli più alti (oddio, cosa c'è per questa cinematografia in un contesto Europeo di più alto di una selezione ufficiale ad un festival come quello di Berlino?).
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