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Criminal

Regia di Ariel Vromen vedi scheda film

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La recensione su Criminal

di mc 5
9 stelle

Ieri (giovedì) ultimo giorno dei cossiddetti "Cinema Days", cioè quell'evento che porta linfa vitale nelle casse che si suppongono piuttosto malconce degli esercenti di sale cinematografiche ma che porta anche a riempire le multisale di cani e porci, il che trova evidente concretizzazione nella presenza di eserciti di cafoni assortiti che al cinema piombano per lo più a ghignare e a compulsare cellulari. Evabbè, come già ebbi modo di commentare, siamo nati per soffrire. A questo non edificante quadro aggiungiamo poi che in questo weekend sono usciti nuovi titoli quasi tutti scarsi se non addirittura orrendi, da un De Niro sciagurato a una cagata techno di produzione sovietica dotata oltretutto di pretese autoriali. Fermo restando che possiamo almeno contare sulla Disney che non ci tradisce mai (uno spettacolare Libro della Giungla) io mi sento di segnalare un film che sulla carta prometteva solo ordinaria mediocrità. E invece, nonostante la tiepidissima accoglienza da parte della critica, devo dire che questo "Criminal" non mi è affatto dispiaciuto. Solo un problemino, il continuo e un po' affannoso affastellarsi di elementi thriller, spy e sci-fi. Sì, perchè questo è un film con diverse anime e non sempre ben amalgamate. Forse vuol prendere da troppe parti. In ogni caso è un segnale di vitalità di chi ne ha scritto il soggetto, perchè solitamente gli sceneggiatori americani (che immagino strapagati) negli ultimi tempi marcano male (se no non si spiegherebbe il dilagare insensato di remake di favoline e favolette in chiave dark o gothic che quasi sempre sono rivoltanti, per tacere di prequel e rebooth di super eroi con mille paturnie traumatiche). E allora, voglio dire, ben vengano sceneggiatori con un minimo di verve. Come coloro che hanno scritto questo copione piuttosto sofisticato, articolato e -diciamolo- a tratti anche un po' confuso, ma almeno -vivaddio- talmente intricato da non annoiare per niente lo spettatore, il quale deve tener desta l'attenzione per non perdere il controllo di una vicenda moderatamente ingarbugliata, dove le diverse nature del film si sovrappongono ed inseguono. Come prima accennavo infatti, si parte da un inseguimento di spie (la CIA ma guarda un po'), poi entra la fantascienza (innesti di cervelli, per sintetizzare in due parole qualcosa di più complicato), poi ancora fa capolino una vicenda sentimentale che verso la fine assume importanza crescente, e ancora un percorso di redenzione, senza farci mancare il classico scienziato pazzo che vuol far saltare per aria il mondo. Insomma, un bel cocktail, ma non indigesto. Probabilmente si poteva shakerare meglio il tutto ma personalmente ho gradito anche così. Alla fine, parlandoci molto chiaramente, quel che ne esce fuori è un thrillerone robusto, che ci offre la giusta dose di action ma anche una congrua razione di dolente malinconia con tanto di sipario sentimentale più agro che dolce, in un equilibrio tutto sommato accettabile. Perchè poi va apprezzata anche la confezione che non accampa nessuna pretesa ma si limita a presentarsi come un discreto action. Siamo a Londra, presumo ai giorni nostri. Un agente della CIA sfugge ad un insguimento. Lo beccano. Lo torturano ed ammazzano (un'organizzazione di pazzi). La Cia riesce (sto sinteizzando al massimo) a trasferire la memoria del defunto nel cervello di un delinquente piuttosto selvatico e anaffettivo (Kevin Costner) il quale si danna perchè percepisce che due uomini vivono dentro il suo cuore e dentro il suo cervello. Una lotta tra due personalità, praticamente, che logorano pesantemente la già travagliata psiche del povero Kevin. Ma poi è inutile proseguire perchè la vicenda si fa davvero intricata per esser raccontata in sintesi. Poi entra in ballo il cotè sentimentale quando Kevin conosce la moglie del defunto e lì...vai di ambasce e trepidazioni e vorrei-ma-non-posso, fino all'edificante finale (ovvio). Insomma, ad onta di qualsivoglia credibilità o meno, il film funziona e convince. Nulla di eccezionale, è chiaro, ma un prodotto medio decisamente dignitoso. Il cast. Costner è quello che è sempre stato, un professionista senza nessun picco per il quale adorarlo, ma fa bene il suo lavoro e a me va bene così. Tommy Lee Jones (sempre più invecchiato e incartapecorito -tutti invecchiamo quindi nessuna obiezione- e che recita sempre egregiamente. Ryan Reynolds lo si vede per pochi minuti perchè lo fanno fuori quasi subito. E infine Gary Oldman -as usual- fantastico e carismatico . Ma vorrei segnalare la protagonista femminile (la moglie del defunto Reynolds) che è di una bellezza che mi ha steso. Somiglia in molti tratti del viso ad Angelina Jolie, ma è molto (molto!) più bella. Stupenda creatura. L'angelo in questione si chiama Gal Cadot ed è israeliana. Concludendo: lo potete andare a vedere senza tentennamenti.

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