Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film
Anche se compromesso dalla produzione un titolo interessante di De Santis: ancora la voglia di libertà, ancora le donne, ancora la voglia di cambiamento... Così un indomabile spirito rivoluzionario riempie e nobilità questo classico melodramma rurale e sociale.
De Santis autore esigente e perfezionista si sentì tradito dalla Titanus e si ribellò inaugurando involontariamente la fase calante della sua interessante carriera. Elementi importanti della politica desantisiana riempiono la storia che effettivamente sbanda a metà del corso per poi stabilizzarsi nel finale a dimostrazione: 1) Della qualità oggettiva del materiale e della classe del regista 2) I famosi dissidi con la produzione. Tanto è vero che pur se 'corrotto' il lavoro è leggibile e degno, con la figura femminile come guida, l'attrazione sessuale irrefrenabile, la consapevolezza della lotta per conquistare la libertà, il climax popolare-rurale e per concludere il gusto nel dirigere delle star. Queste sono le direttrici classiche del modus operandi di De Santis capace di superare anche le interferenze Titanus, facendo rimpiangere il grande mestiere di uno dei talenti più cristallini del dopoguerra italiano, un campione di eroine combattenti e malinconiche in grado di rivaleggiare con i maschi detentori di un potere sociale totalitario ed ipocrita. Insomma dei soggetti stupendamente 'rivoluzionari' generatori di furore empatico in anticipo sui tempi scontrandosi inevitabilmente contro i conservatori liberticidi in un contesto naturale selvaggio e primordiale degno del tanto amato (e compreso) cinema americano.
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