Gendai Yakuza: Hitokiri Yota, Kinji Fukasaku, 1972.
Capolavoro e bisogna subito evidenziarlo senza troppi giri di parole. Yakuza-eiga fondamentale che anticipa tra l'altro, per tematiche e stile, Lotta senza codice d'onore, altro caposaldo del genere diretto guarda caso proprio da Fukasaku.
Ad ogni modo il film in esame propone una sua grandezza già a partire dalla sua produzione.
Fine gennaio, lo sceneggiatore Yoshihiro Ishimatsu consegna a Fukasaku la sceneggiatura del film, il grande regista dopo averla letta la reputa troppo simile al suo film precedente Sympathy for the Underdog quindi decide di prendere in mano la situazione (nulla di nuovo all'orizzonte, lui è così e fa sempre quello che vuole in barba alla produzione) e si rinchiude in uno squallido motel di Shinjuku a riscrivere la sceneggiatura tuttavia non sarà un'impresa semplice poiché proprio in quei giorni il Giappone intero è scosso dall'incidente Asama-Sans? perpetuato dall'United Red Army, episodio che scuote profondamente il regista al punto da incorporare nel film "l'essenza elettrizzante dell'incidente" almeno così racconta al critico Sadao Yamane.
Contemporaneamente l'attore e protagonista Bunta Sugawara incontra più volte li regista dandogli vari consigli in quanto molti suoi amici sono yakuza ed il buon Bunta conosce pertanto particolari allettanti impossibile da non inserire nell'opera.
Benissimo dopo queste due chicche spendiamo almeno due paroline sul film.
L'incipit è già determinante: il protagonista afferma di essere nato il 15 agosto del 1945, il giorno della resa del Giappone, data ignobile.
Il regista stesso ha vissuto il periodo dell'occupazione a stelle e strisce e non riporta parole al miele anzi tutt'altro. Comunque sempre dall'incipit emerge il background del protagonista Okita; un reietto cresciuto essenzialmente senza famiglia (padre ignoto, madre prostituta alcolizzata) costretto ad impugnare fin da subito mazza e coltello, dedito anche ad azioni deplorevoli (stupro di gruppo).
Siamo lontani anni luce dallo yakuza modello interpretato da Ken Takakura nella saga Shôwa zankyô-den tuttavia il regista tifa ugualmente per il Okita, il quale dopo aver passato una decina di anni in galera comprende e ripudia alcuni ignobili comportamenti (appunto lo stupro) ma la violenza no, quella non si può ripudiare.
Okita è un ribelle anarchico proprio come Fukasaku, odia il cambiamento del Giappone ed in particolare modo della malavita, ora non più gangster ma uomini d'affare in giacca e cravatta spinti dal denaro e dal potere sempre pronti a tradire.
Gendai Yakuza: Hitokiri Yota sorprende inoltre per lo stile "alla Fukasaku" dove le scene d'azione sono riprese con una macchina da presa a spalla alquanto aggressiva seguita da un montaggio frenetico. Azione spesso caratterizzata da un susseguirsi continuo di fughe/inseguimenti gettando quasi le basi del Chase-movie di Ishii Sogo.
Fukasau inoltre è attento a fotografare una Tokyo assai periferica dove scintillanti grattacieli si alternano a bettole o stabilimenti industriali abbandonati e decadenti.
Fukasaku non contento ci regala pure una storia d'amore malata e tormentata e a tal proposito impossibile non citare l'obliqua dall'alto in campo medio che riprende i due amanti coricati per terra e di spalle, circondati da immondizia e cianfrusaglie. Un po' l'emblema delle loro tristi esistenze...
PS lo slow motion finale con il protagonista pieno di rabbia dedito a sfidare il "mondo" è la ciliegina sulla torta, sequenza impressa sicuramente nella mente di John Woo che la rielaborerà in The Killer..
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