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Eva man (Due sessi in uno)

Regia di Antonio D'Agostino vedi scheda film

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La recensione su Eva man (Due sessi in uno)

di moonlightrosso
5 stelle

La fine degli anni settanta, periodo d'oro del sorprendente, dello scioccante e dell'exploitante, non poteva non dedicare un posto di rilievo anche alla trasgressione e all'ambiguità. Erano infatti gli anni in cui si imponevano all'attenzione del grande pubblico personaggi del calibro di Amanda Lear e di Renato Zero, tanto per rimanere ai nomi più noti di casa nostra.

Il transgender bolognese Eva Robin's (all'anagrafe Roberto Maurizio Coatti), già corista per Amanda Lear, utilizzò lo pseudonimo di "Cassandra" per il suo esordio come cantante solista nel 1980 con la sua "Disco Panther", simpatico motivetto adatto alle balere dell'epoca dal sapore decisamente funkettone e con accenni al refrain della "Pantera Rosa", quel tanto che basta per non incorrere in accuse di plagio.

Il discreto successo del 45 giri aveva spinto un certo sottobosco cialtrone del coevo e nostrano mondo dello spettacolo a ritenere ormai maturi i tempi anche per un lancio cinematografico del nostro sia pure a basso anzi a bassissimo costo.

Antonio d'Agostino, già insegnante all'Accademia delle Belle Arti e assistente di Pierpaolo Pasolini, aveva avuto modo di impiegare il buon Coatti in una particina nel suo film d'esordio "La cerimonia dei sensi", delirante e scombicchierato miscuglio di tematiche politiche, filosofiche e teologiche dagli incassi al botteghino assai vicini allo zero assoluto.

Abbandonata ogni velleità autoriale, il d'Agostino, malgrado cotanta formazione culturale, pensò bene di cedere alle lusinghe del nascente mercato dell'hard tricolore (economicamente assai più remunerativo) del quale divenne negli anni a venire una delle firme più accreditate e apprezzate, distinguendosi, in particolare, nella direzione di matrone del calibro di Marina Lotar, Karin Schubert e Jessica Rizzo.

A metà degli anni novanta, si ritirò nella sua Calabria per proseguire con discreti esiti l'attività di pittore.

Questo suo secondo film, realizzato in coproduzione con la Spagna, rappresenta l'ideale "trait d'union" fra una commedia sexy di matrice popolare, sempre più poveristica e figlia della crisi e la pornografia "toutcourt" che ne rappresenta la naturale e inevitabile declinazione.

La trama, davvero bizzarra, si incentra sulla figura di Eva, un ermafrodito dotato al contempo di organi femminili e maschili che si fa inserire da un professorone russo un "sexmaker" (sic!) allo scopo di esaltare al massimo i piaceri di entrambi i sessi. Grazie alla complicità dell'assistente del professorone, la relativa formula segreta finisce però nelle mani di una banda di scalcinati gangsters. La nostra eroina, a memoria di un passato da investigatore privato (sic!), dopo svariate e rischiose peripezie, riuscirà comunque a salvare la pelle, il sexmaker dentro di lei e la formula segreta, neutralizzando la ridicola banditaglia.

Un budget quasi inesistente e un plot pseudogiallofantascentifico di raro delirio costituiscono stranamente e curiosamente i punti di forza della pellicola, corroborati da un'atmosfera scanzonata e deliziosamente sleazy. La principale nota di merito consiste nell'aver intelligentemente rifuggito da ogni tentativo pseudo-scientifico o pseudo-sociologico nel trattare il tema della transessualità (un Polselli o un Pannacciò avrebbero agito diversamente), presentando il Coatti semplicemente per il personaggio che è.

Infatti, il film si lascia seguire grazie a un tono estremamente disimpegnato, a scene erotiche ai limiti dell'hard abbastanza ben realizzate, pur non raggiungendo le vette massaccesiane della serie di Emmanuelle e a un uso professionalmente onesto, ancorchè non particolarmente virtuoso, della macchina da presa. Una sceneggiatura piena di buchi peggio di un gruviera è inoltre sopportabilmente riempita da nuotate in piscina dei nostri protagonisti, furbescamente ripresi dal basso in completa nudità e da simpatici siparietti del Coatti in veste ora danzante ora canterina, a richiamo della sua figura discotecara.

Tra i comprimari, sono presenti per la quota italica alcuni volti noti dell'hard nostrano della prima ora come il sempre professionale Brunello Chiodetti; il compianto "transone" americano Ajita Wilson e l'aggraziata Anna Maria Napolitano, in arte Annj Goren, nel ruolo della cameriera; quest'ultima, già interprete dei coevi erotici caraibici a firma massaccesiana, si rende qui protagonista dell'unica scena esplicita della pellicola, ossia una curiosa fellatio a un controfigurato Coatti. Divertito e divertente il caratterista di lungo corso Attilio Dottesio, nella parte dell'improbabile professorone, il quale nel finale respinge anche simpaticamente un tentativo di seduzione da parte della Napolitano, adducendo un'ormai inesistente erezione, per risolvere la quale, a detta sua, servirebbe un "sexmaker" di atomiche prestazioni!!!

Nel regalarci perle di trash non è da meno la quota ispanica, a partire dall'assistente del professorone dal ridicolo accento siculo che fa da insolito contraltare alla parlata russofona del primo. Si prosegue poi con il linguaggio assai colorito del capo dei banditi, il quale vorrebbe impossessarsi del sexmaker più che altro per riconquistare la virilità perduta, mentre la moglie se la spassa con uno dei suoi scagnozzi. Ciò senza tralasciare i due goffi e maldestri killers, azzeccatissimi nei ruoli di perfetti idioti che rapiscono per sbaglio la cameriera al posto di Eva e che raggiungono il sublime quando telefonano al capo arrampicandosi su un palo per collegare l'apparecchio; su tutto e su tutti lo scagnozzo fedifrago nel tentativo di sventrare la povera Eva con un'ascia per estirparle il sexmaker e per il quale la sua amante nonchè moglie del boss adduce a giustificazione della cruenta operazione le non troppo approfondite conoscenze chirurgiche ed anatomiche del suo amato!!! (Vedere per credere)!

Due anni più tardi e sempre in coproduzione con la Spagna, venne realizzato un sequel dal titolo "La Pitoconejo" a firma di tal Zacharias Urbiola, già prestanome del nostro Sergio Bergonzelli, pellicola oggi introvabile e comunque rimasta inedita sui nostri schermi.

 

 

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